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La mentalità per affrontare il nuovo incarico

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Il passaggio di consegne di avvicina. Entro la fine dell’anno lui prenderà il posto della sua attuale responsabile di reparto che va in pensione e stiamo usando questo periodo di transizione per migliorare ancora la mentalità con cui affronterà il nuovo incarico. Ma si tratta di feedback che ripeto spesso e spero saranno utili anche a te.

Devi anche sapere che diversi anni fa, proprio questa responsabile, minacciò di licenziarlo perché non era abbastanza produttivo; proprio la stessa che lui ora si appresta a sostituire dopo averne conquistato la fiducia e la stima.

Dopo la minaccia, lui piombò nella preoccupazione di perdere il lavoro. Sua moglie trovò un mio articolo e gli disse: prova con il coaching!

L’evoluzione della mentalità

È necessaria una nuova mentalità per raggiungere nuovi risultati
Photo by GustavoFrazao/DepositPhotos

Quando abbiamo iniziato il percorso lui aveva tutt’altra mentalità rispetto a ora. Si lamentava spesso che la sua responsabile avesse dei pregiudizi su di lui; è stato necessario fargli abbandonare questo atteggiamento vittimistico che aveva involontariamente assunto.

Inoltre, non sono stati anni facili.

L’azienda non assume abbastanza personale eppure porta avanti il messaggio “si può fare di più, si può fare meglio”. In sostanza, pretende che i presenti facciano anche la parte di chi non c’è.

Per non parlare del fatto che diverse generazioni, compresa la sua, sono state educate a “sacrificarsi per l’azienda”. Ogni volta che lui ha avanzato delle richieste, la dirigenza ha fatto leva sul suo senso di responsabilità e sulla promessa di un “paradiso” che ci sarebbe stato in futuro (perciò bisognava che stringesse i denti e tenesse duro). Da lì a ritrovarsi con la convinzione di non fare mai abbastanza e auto imporsi altri sacrifici, il passo è stato breve.

Ci sono 20 anni di differenza fra lui e la ragazza con cui abbiamo messo in discussione l’idea di doversi fare le ossa, sono diversi i settori di lavoro, sono diversi gli anni di esperienza, ma il filo conduttore resta identico.

Sia per lui che per lei, abbiamo spezzato una mentalità aziendale che li spremeva oltre misura, emotivamente e fisicamente, e abbiamo introdotto una mentalità individuale che gioca a favore del coachee senza sfavorire l’azienda.

La mentalità raggiunta finora

Gli mando un messaggio su Whatsapp per avere aggiornarmi sull’ennesimo incontro con la dirigenza.

“Qua i colleghi mi fanno i complimenti per la capacità di resistenza.”

Giustamente ne va fiero perché ci tiene moltissimo a essere un esempio positivo per i suoi colleghi. A maggior ragione in questo momento di transizione che lo porterà a essere il loro punto di riferimento fra pochi mesi.

In questi anni abbiamo lottato per ottenere un aumento dello stipendio, per non perdere la serenità e per proteggere la qualità del tempo riservato a sua moglie, a suo figlio, allo sport. Ogni volta che non riusciva a lasciare il lavoro a lavoro, ogni volta che si ritrovava a pensare al lavoro anche nel tempo libero, correva ai ripari fissando una sessione con me per capire cosa e come poteva migliorare.

La mentalità dei vincenti è così: riconosce l’importanza di un occhio esterno e neutrale che sappia individuare il feedback che fa la differenza. Lui ha trasformato ogni mio feedback nelle fondamenta su cui costruire il suo prossimo progresso.

“Mi sento molto concentrato. Con la mia responsabile c’è una sorta di non belligeranza. Da gennaio almeno, ma anche prima, ho l’atteggiamento giusto con lei. Mi costa, perché mi costa non reagire in modo eccessivo alla sue cagate. Certo a volte non ci riesco perfettamente, ma la stragrande maggioranza sì.
Il minor contrasto con lei mi fa lavorare meglio. È questo che volevo.
Chiaro, l’ambiente si mantiene tossico, ma spero di aver raggiunto quell’equilibrio necessario. Detto questo, mi pare a volte di pretendere troppo da me. Ho un po’ troppa fretta. Ho fretta di prepararmi in tempo. Negli ultimi tempi ho sognato più volte che dovevo studiare. Il sabato e domenica mi do da fare. Ma un po’ mi sento in colpa perché ho la sensazione di non fare abbastanza: ” vecchia” frustrazione.

Devo tenere duro. Ci sono giorni veramente difficili. Dove c’è molto caos. C’è confusione. Qualcosa va rivisto. Per raggiungere l’obiettivo. Alcuni giorni credo fortemente di potercela fare. In altri mi immagino in quel posto dove è lei, preoccupato e un po’ soccombente. Ma è un passaggio che credo mi accompagnerà per un po’.
Che ne pensi?”

Un feedback che vale per molte persone

“Ciao ******. Sì, hai risposto alla mia domanda. Non avevo dubbi che tu riuscissi a gestire bene questo periodo con *******. Riguardo il pretendere troppo da te stesso credo nasca da un errore che fai spesso: essere troppo generico.
Mi spiego. Tu dici: ”devo prepararmi”. Ok, ma chi non deve prepararsi per un cambiamento? Non ti sembra una frase che mette in dubbio anche ciò su cui sei già preparato?
Sii più specifico: ”devo prepararmi su…”

Idem per ”ho la sensazione di non fare abbastanza”.
Troppo generico.
Piuttosto metti a fuoco in cosa dovresti fare di più.

Più che “tenere duro”, cerca di essere più preciso quando ti rimproveri di qualcosa che non va.
Es. ”c’è molto caos”, “c’è confusione”.
In che cosa di preciso c’è confusione? ”C’è confusione quando…”

Quando sei troppo generico o vago, è ovvio che diminuisca la tua convinzione di potercela fare perché metti il tuo cervello in una condizione “nebulosa” in cui non sa quali pesci prendere.

Cosa ne penso? Penso che devi aggiustare il modo in cui ti “stimoli a fare”. Le frasi che ti rivolgi (“devo prepararmi”, “non faccio abbastanza”, “devo tenere duro”) ti spronano, è vero, ma non ti direzionano e ti danno la sensazione di essere più indietro di quel che sei veramente.

Penso che se ti aggiusti con questi accorgimenti che ti ho dato, non sarai sempre accompagnato dalla preoccupazione, no. O quantomeno sarà limitata e circoscritta ad alcune aree specifiche e dunque ti sembrerà di poterla gestire meglio.”

Prendersi cura della propria mentalità è un dovere.

Anche se sembrano “solo” dei pensieri possono allontanarci dalla meta o avvicinarci, possono renderci incisivi in ogni azione o inefficaci e delusi.

Qualche giorno dopo il mio feedback, il suo tono era diverso. Mi ha mandato un vocale in cui mi raccontava che si è inventato una modifica al rituale per addormentarsi.

“Aggiungo un complimento a me stesso per quello che sto facendo!”

Bene, significa che ha messo in pratica anche un altro feedback di qualche mese fa: deve dare valore ai progressi che ha fatto per sentirsi fiducioso che, come è riuscito a superare quelle difficoltà, potrà superarne anche altre in futuro.

E forti di questi progressi, ne faremo ancora altri insieme.


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