Home » Pensare meglio » Rassegnarsi non era la strada da seguire

Rassegnarsi non era la strada da seguire

Ci sono testimonianze di buonsenso che affermano che è meglio rassegnarsi alle circostanze; ma ci sono anche molti racconti di chi ha scelto di non rassegnarsi ed è stato premiato.

Del resto, le contraddizioni tengono vivo il nostro spirito critico e ciò è sempre un bene.

La storia di coaching che sto per raccontarti ha come epilogo la vocina del senno di poi che dice: “ho fatto bene a non rassegnarmi anche se ero tentato di farlo!”.

Un uomo soddisfatto di avere ottenuto un nuovo lavoro, superando la tentazione di rassegnarsi.
Photo by DimitryPoch/Depositphotos

La tentazione di rassegnarsi

Facciamo un passo indietro a settembre 2020, quando mi disse:

“Devo affrontare la realtà che nessuno mi assumerà mai a tempo indeterminato.
Devo arrendermi a questa eventualità.

Mi frego perché parto con il punto di vista che sono io che ho bisogno di avvicinarmi.
Vorrei lavorare meglio sulla fase colloquio.
Quando ho cambiato l’ultima volta, ho detto: “sono stanco di stare dall’altra parte, non ti chiedo niente di più…”
Dovrei imparare a giocarmela meglio.
Vorrei gestire il colloquio in maniera proficua. A bluffare nei colloqui faccio schifo.
Parto dal presupposto che ho delle carte di merda, punto al minimo.
Non mi sono mai preparato al colloquio.”

Come vedi, la sua rassegnazione non era totale. Sapeva che, tenendo le sue richieste al minimo, avrebbe trovato qualcos’altro.

Piuttosto, la sua rassegnazione riguardava la sua aspirazione a condizioni migliori.

Ma durante quella sessione, man mano che gli ponevo le domande che lo aiutavano a ragionare sul suo obiettivo, è approdato a nuove consapevolezze:

“Do per scontato che una nuova persona con cui parlerò sarà la stessa che sto mollando adesso.
Do già per scontato che tutte le aziende ragionano in quella maniera lì.
Devo fare un passo in più.
Devo smettere di pensare che sono messo così male.
Sì, sono stanco, ma non devo prendere la prima cosa che mi capita, devo fare il salto di qualità.
Non va bene la prima azienda possibile, va bene la prima azienda che mi fa stare bene.”

Rileggendo ora le sue parole, a distanza di così tanto tempo, mi è ancora più evidente che alla base di ogni rassegnazione c’è tutto quello che “do già per scontato”.

Invece di rassegnarsi, costruire una nuova mentalità

Tutto il lavoro che abbiamo fatto insieme andava, invece, nella direzione della scoperta delle sue capacità, del giusto valore da attribuire loro, dell’imparare a riconoscere la complessità nel mondo. Altroché “do già per scontato”

A novembre di 2 anni dopo la sua mentalità era molto cambiata e affermava:

Organizzarmi, usare un metodo, avere fiducia in me, imparare dagli errori, sono tutti strumenti utili di volta in volta durante il percorso. Accontentarmi di aver fatto poca strada non è un peccato se capisco che ho fatto quanto in mio potere, tuttavia resta utile anche provare nuove strade per avere sempre più informazioni, per imparare sempre qualcosa di più.” 

“Se trovo un muro che mi impedisce di proseguire anche un passo laterale è un progresso, perché mi consente di avere una nuova prospettiva e di cercare una crepa nel muro. Come detto sopra, il controllo della situazione passa prima di tutto dal controllo di me stesso.”

“Anche cercare di aumentare il numero di opportunità è un progetto a sé. Ogni piccolo traguardo è comunque un traguardo, non devo sottovalutare l’importanza di continuare a migliorarmi per creare nuove possibilità.”

Quando ha scritto queste frasi nel nostro file di monitoraggio dei suoi progressi, ai miei occhi era pronto e lui stesso si sentiva pronto.

Il salto di qualità

Ha fatto il colloquio a dicembre 2022 e a gennaio 2023 era già nella nuova azienda. Perché puoi passare anni a preparare una vittoria, ma poi quella vittoria arriva nel giro di pochi istanti.

E veniamo finalmente al messaggio che ha dato lo spunto per questo articolo.

È aprile 2023 quando mi manda un vocale:

“Ciao Paola. Volevo condividere con te una bella notizia. Perché mi è appena stata riferita. Ti faccio un piccolo riassunto delle puntate precedenti. Quando sono stato assunto lì ero riuscito a ottenere un aumento di livello rispetto al mio contratto precedente e in più i buoni pasto che alla fine mi hanno dato un bell’aumento di stipendio rispetto a quello a cui ero abituato.

In sede di contrattazione abbiamo parlato di un eventuale scatto di livello attualmente sono al terzo livello e parlavamo appunto di un eventuale quarto livello dopo circa 6 mesi e in teoria dovevo imparare una nuova mansione. Non sono ancora riuscito a imparare questa nuova mansione perché, per problemi di personale, ci sono state un paio di persone che si sono dimesse, alcune andranno in pensione, insomma ci sono stati un po’ di problemi per l’azienda e quindi non sono riuscito a essere nella posizione in cui dovevo essere per cui imparare la nuova mansione risulta un po’ difficile comunque un passetto alla volta ce la sto facendo, anche se un po’ a rilento.

Comunque, io francamente non me la sentivo di andare a battere cassa (questi 6 mesi non sono ancora passati); pensavo prima di far vedere che avevo imparato la nuova mansione e poi, eventualmente, se l’avessi ritenuto opportuno, andare a ricordare la promessa fatta, invece questa sera sono venuti a dirmi che dal prossimo mese riceverò l’aumento pattuito e, guarda, non so neanche come prendere la notizia perché non sono più abituato a persone che mantengono le promesse.

Mi ha detto che sono contenti di come lavoro e quindi vuol dire che si nota il mio impegno, magari non sarò sempre perfetto perché qualcosa la sbaglio e guarda mi mangerei le mani, però con me hanno un bell’atteggiamento. Per carità non sarà un’azienda perfetta, però potrebbe andare molto peggio.

E guarda io sono davvero soddisfatto! E non posso neanche dirlo con i colleghi perché mi hanno chiesto di mantenere un po’ di riserbo. È importante non solo perché mi viene riconosciuto il lavoro ma perché uno non se l’aspetterebbe in un frangente così in cui fanno fatica a trovare del personale. Magari mi sarei aspettato: guarda è un momento un po’ così, porta pazienza ma ti assicuro che manteremo la promessa. E invece si sono fatti avanti loro. Poi non so se è paura di perdere ancora personale, non lo so. Comunque io, guarda, sono soddisfatto. Quindi sempre avanti, sempre meglio così.

Rassegnarsi è l’effetto di una narrazione

Vedi che sarebbe stato sbagliato rassegnarsi all’idea che non avrebbe trovato un contratto a tempo indeterminato e condizioni migliori?

Vedi che sarebbe stato sbagliato continuare a dare per scontato che i nuovi datori di lavoro sarebbero stati identici ai precedenti da cui non si sentiva apprezzato?

E vedi che sarebbe stato sbagliato continuare a partire dal presupposto che “ho delle carte di merda”?

Lo sapevo già allora che rassegnarsi sarebbe stato sbagliato, ma i fatti lo confermano oggi.

Rassegnarsi è l’effetto di una narrazione in cui ci vediamo impotenti di fronte alla complessità.

Una mia nuova coachee in questi giorni mi ha detto (a proposito dell’ambiente di lavoro in cui sta): “Ho detto alla mia collega: è così che ti beccano! Siamo così stanche e demoralizzate, che non cerchiamo nemmeno.”

Una persona rassegnata è anche una persona che raramente protesta, che spesso accetta uno stipendio inferiore a quello che merita, che quasi sempre si sente in dovere di essere disponibile a coprire qualsiasi orario.

C’è ed è diffusa, una narrazione per cui le condizioni sono difficili (vero, verissimo) e perciò bisogna accettare le condizioni in cui ci si trova e non provare neppure a cercare di meglio. Anche se le premesse sono giuste, è la conclusione che è sbagliata. Non è “naturale”, non è “logico” e neppure “ovvio” rassegnarsi.

Rassegnarsi va contro la propria natura che, quando non è ostacolata da convinzioni negative su di sé, è portata a cercare il benessere.

Voler migliorare il proprio stato sociale è in contraddizione con la narrazione più diffusa che “trovare di meglio è impossibile”, spesso spacciata per una sorta di “saggezza”. Ma, come cantava Lucio Battisti:

“Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante.”

(La collina dei ciliegi, Lucio Battisti)

Non rassegnarsi è un’operazione di resistenza. E a ben vedere tutto questo blog è un insieme di storie di resistenza e di opposizione alla rassegnazione, che è quello che facciamo io e i miei coachee, quotidianamente e ostinatamente.

E questi risultati sono la conferma che siamo sulla strada giusta.


Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 1 Media: 5]

Iscriviti alla newsletter!

Riceverai un nuovo articolo con l’aggiornamento di un percorso.

Torna in alto