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Bisogna sapersi orientare fra molte variabili per adottare la decisione migliore

Molte variabili e il problema di decidere

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Viviamo in una società complessa in cui vanno prese in considerazione davvero molte variabili prima di prendere una decisione. Anche perché abbiamo la consapevolezza (e ne avvertiamo la pressione) che ogni decisione ha un impatto sull’esistenza a cui stiamo cercando di dare la forma che ci fa sentire più realizzati.

Di sicuro questo periodo storico ha fatto suonare più campanelli d’allarme sul futuro.

Mi colpì molto la sua consapevolezza:

“Nel processo della decisione tendo a considerare molte variabili.
In concreto, le persone che fanno le cose, tendono a ridurre, a semplificare.”

Nelle sue parole era implicito anche il desiderio di come avrebbe voluto ragionare in particolari situazioni, coerentemente con lo scopo di fare, essere concreta, tradurre in realtà ciò che aveva in mente.

Lei sapeva di dover arrivare a semplificare ma non riusciva a mettere in ordine tutte le lampadine che si accendevano, i collegamenti che si creavano fra di loro, i ponti verso le incognite che avrebbe dovuto approfondire, i richiami con l’esperienza del passato, le nuvole cariche di sogni e la terra della concretezza.

“Per essere efficace, l’albero di decisione deve essere costantemente potato. Bisogna possedere una buona disciplina mentale per spostarsi da una variazione all’altra, scartare le mosse meno promettenti e seguire le migliori. Se si saltella qua e là, si spreca tempo prezioso col rischio di confondersi. Bisogna anche avere la capacità di capire quando fermarsi: può succedere sia quando si è raggiunta una conclusione soddisfacente (nel caso, per esempio, di un percorso che è chiaramente il migliore o l’unico) o quando sarebbe tempo sprecato compiere ulteriori analisi in rapporto ai risultati ottenuti.”

[Tratto da “Gli scacchi, la vita”, Garry Kasparov]

Mettere tutto nero su bianco

Quella disciplina di cui parla il campione del mondo di scacchi non è una dote comune. Più frequente è quel “se si saltella qua e là, si spreca tempo prezioso col rischio di confondersi”.

Perciò le avevo chiesto di “fermare” i pensieri, di radunarli tutti ma proprio tutti, di chiedersi quali erano i criteri imprescindibili che la decisione avrebbe dovuto soddisfare.

Per lei non era stato affatto semplice. Non era nelle sue corde muoversi in quel modo. Affrontare il disordine delle ipotesi e delle relative implicazioni che portava con sé le richiedeva uno sforzo che non era nella sua natura.

Ma poi, dopo una serie di suoi tentativi e di miei feedback…

“Ho pensato che per una volta lo sto affrontando concretamente.
Il file è una cosa concreta.
Per come ragiono io, è evidente che ci sono molte variabili.
Fa parte della crescita rinunciare a qualcuna.”

Per te che leggi, se ti stai chiedendo se puoi usare degli strumenti non digitali, sappi che puoi usare anche:

  • le mappe mentali,
  • le tabelle,
  • i documenti di testo (se ti piace la narrazione),
  • il disegno (se ti muovi meglio a livello grafico),
  • i post it da staccare e riattaccare,
  • persino i diagrammi di flusso che disegnavano Sheldon Cooper e i suoi amici di “The big bang theory” prima di prendere una decisione.

Dipende molto dalle proprie abitudini e predisposizioni personali. Ma è pure vero che, forzandosi ad usare una modalità diversa dal solito si esce per forza di cose dal solito modo di pensare e si inizia ad adottare nuovi punti di vista (come è successo alla mia coachee).

Inoltre, non si tratta tanto di “o uso questo o uso quest’altro”. Spesso può servire “sia questo sia quello sia quest’altro” perché ogni strumento aiuta a guardare gli elementi in campo da prospettive diverse.

Iniziare a potare le molte variabili

Qualche settimana dopo, quando ci siamo riviste online, abbiamo riguardato insieme la panoramica di tutto il lavoro che aveva predisposto.

“È giusto che le abbia messe tutte perché non ci avevo mai ragionato in questo modo.
Quindi diventa tutto però… però… e così…
Forse è meglio se tolgo qualche colonna dal cervello.”

Le ho fatto delle domande per aiutarla a potare le variabili.

Sapevo dove voleva arrivare e le mie domande erano mirate a farle vedere la soluzione migliore. Che, alla fine, pare essere proprio quella che avrebbe scartato all’inizio, condizionata da tutti quei “però… però… e così…” che non la facevano andare fino in fondo nel ragionare su tutte le ipotesi in ugual maniera.

Sicuramente è la soluzione più impegnativa nell’immediato ma anche quella strategica e più promettente nel lungo periodo.

“Cosa possiamo fare per migliorare la qualità delle nostre decisioni? La capacità di valutare correttamente una situazione deve andare al di là del : «Che cosa faccio adesso?». Se diventiamo più consapevoli di tutti questi elementi, di tutti i fattori in gioco, ci esercitiamo a pensare in modo strategico.

[Tratto da “Gli scacchi, la vita”, Garry Kasparov]
Photo by Brands&People on Unsplash
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