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Lo straordinario a lavoro è davvero necessario?

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Fare lo straordinario è sempre necessario? Quand’è che è un vantaggio per i lavoratori? Quando diventa eccessivo e ruba tempo alla vita?

L'obiettivo era trovare un accordo fra la richiesta del titolare di fare dello straordinario e la disponibilità delle dipendenti. Ecco come siamo riuscite a farle ottenere un compromesso che soddisfa tutti.
Photo by Jason Goodman on Unsplash

La mia coachee ha deciso di confrontarsi con me per gestire la situazione che si era creata sul suo posto di lavoro:

“Ciao Paola. Ti chiedo un parere. Il mio titolare ha chiesto a me e alla mia collega, che fa la segreteria, di fermarci le sere dove sono fissate delle assemblee. All’inizio ho accettato chiarendo che lo faccio se posso segnare le ore in più come straordinario.

Da allora, la mia collega segretaria non vuole più farlo e l’altra mia collega mi allerta di non abituare i titolari a questi orari, soprattutto dato che ho firmato un contratto dove gli orari sono fino alle 16,30.”

Qualche mese fa l’ho accompagnata nell’obiettivo di trovare un nuovo lavoro e questo studio ha rappresentato un bel traguardo per lei: un ambiente più sano (senza le competizioni immotivate che c’erano nel precedente) e con un contratto a tempo indeterminato.

“Effettivamente non ho particolari impegni e sono l’ultima arrivata, che posso fare?

Perché se penso che un domani avrò figli e casa, non potrò mantenere questa disponibilità nel tempo.

L’idea è di dare la disponibilità e chiarendo che non sarà per sempre.

Sinceramente non so che fare. O comunque non so se questa sia la soluzione migliore.”

Il motivo per dire “no” allo straordinario

La metto in guardia su un punto di vista limitante:

“Ciao *******.
Intanto non dovresti ragionare nell’ottica “non ho particolari impegni, se un giorno avrò figli, …”

Non dovrebbe esserci un giudizio morale su come impieghi il tuo tempo fuori dal lavoro, insomma.

Il tempo fuori lavoro è importante a prescindere da come tu scegli di impiegarlo.

E poi le aggiungo un’altra considerazione che vorrei tenesse presente:

“Chiedi di trovare una soluzione che sia vantaggiosa per lo studio (non vi paga straordinario) e per voi (non dovete fare uno straordinario che non volete fare).

Probabilmente il tuo titolare è sopraffatto dai problemi e si è dimenticato di ragionare in maniera strategica.”

Contrattazione riuscita!

Qualche giorno dopo mi aggiorna tutta entusista:

“Buongiorno Paola! Ieri ho parlato di questa questione al mio titolare e alle colleghe ed è andata bene! Sono molto contenta!”

E come? Come è riuscita a portare a casa questa vittoria?

“Avevamo un briefing per una questione interna. Ho detto: prima di parlare di questa cosa, vorrei parlare di un’altra cosa, la questione di chi si ferma alle assemblee.

Te la faccio breve, gli ho detto: vediamo di trovare una soluzione che accontenti tutti perché segnare lo straordinario per accogliere le persone mi sembra esagerato, perché le persone non arrivano tutte in blocco, non si riesce a fare niente di serio. Inoltre, non mi pare che tu abbia avuto bisogno di noi anche durante l’assemblea.

Lui si è arreso: “va bene, dai, esperimento non riuscito!”

L’ho avuta vinta io. Non ho neanche dovuto dire che nel tempo non avrei potuto dare la disponibilità!

L’altra mia collega che fa la segreteria non ha detto niente e io ne ho approfittato per dirle: mi avrebbe fatto piacere che avessi detto qualcosa anche tu in merito, perché è come se avessi portato avanti solo me stessa… L’unica che mi ha dato spalla è stata l’altra collega.”

In pratica, lei ha fatto un riepilogo delle condizioni che “obiettivamente” non rendevano necessario lo straordinario e il titolare non ha potuto negare che lei non avesse ragione.

In diverse occasioni l’avevo fatta esercitare su questa tecnica per altri obiettivi a cui avevamo lavorato insieme e questa volta le è venuto spontaneo usarla da sola.

L’aspetto sensazionale di tutta la vicenda? Che lei, fino a qualche mese fa, faticava a portare avanti gli obiettivi per se stessa e ora eccola qua a portare avanti il rispetto degli spazi di tutti.


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