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Un aggiornamento dell'immagine professionale necessario

Un aggiornamento dell’immagine professionale necessario

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“Come potrei chiamarlo? Un aggiornamento dell’immagine pubblica? Ok, diciamo un aggiornamento sulla mia attività, nel senso che io mi sento sempre come quando sono partita e fatico moltissimo a rendermi conto dell’impatto che ho all’esterno e dei risultati ottenuti. Non so, mi sembra di fare sempre le stesse cose e allo stesso modo, quindi fatico a vedermi “aggiornata”.
[…]
È importante perché rischio di non vedere chi siano le mie effettive competitor, quindi resto a un livello forse non idoneo a quella che sono oggi. Rischio anche di darmi obiettivi facilmente raggiungibili, mentre vorrei darmi obiettivi sfidanti.
E poi perché non voglio dirmi “ah, ma allora fuori mi vedono così?” e quindi avere una percezione “di scollamento”. Mi ricorda un po’ la prima call che abbiamo fatto, sai?”

Ah, la prima call! Quando si sentiva messa all’angolo, quando non era consapevole di quanto poteva brillare, quando aveva dei sogni e non si sentiva fiduciosa di poterli di realizzare. Ma si parla di diversi anni fa, ormai. Nel frattempo è diventata una libera professionista, è stimata, ha un trend di crescita di cui lei stessa si è stupita.

Con me ha instaurato l’abitudine di qualche sessione all’anno per fare il punto e aggiustare dove sente qualcosa scricchiolare. Nel mezzo, diversi vocali su Whatsapp di aggiornamento affinché il mio sguardo resti sempre un po’ vigile e le dia un punto di vista esterno di sicurezza.

“Credo sia il non riuscire a vedere le cose “diverse” che ho fatto perché… non ne ho fatte!
Ho sempre lavorato con costanza e coerenza, quindi posso dire che i risultati sono arrivati per quello, ma è stato tutto… semplice, diciamo, e quindi non riesco a mettere a fuoco come sono arrivata qui, dato che io mi sento sempre… là!

Quindi l’aggiornamento di immagine riguarda “cosa hai fatto”?

“Credo che riguardi il “cosa ho fatto” perché mi limito a pensare al “cosa ho fatto”.”

Già. Funziona spesso così. Ci fissiamo su un punto, non gli stacchiamo mai gli occhi di dosso e non ci fermiamo mica a chiederci: “quale ragionamento mi ha portato a fissarmi su quel punto?”

Perciò l’ho invitata a fare un confronto con “un’effettiva competitor” e un’altra che sente “competitor” ma, di fatto, non lo è. Per capire cosa l’aveva portata a fissarsi su quel “cosa ho fatto” e “cosa fanno le altre”.

Sorpresa: in sintesi, ciò che ha fatto l’altra, non le interessa. Neppure le interessa il suo target o il modo in cui fa business.

Quindi? Cosa fa immagine per te?

“I risultati raggiunti che, se sono “manifesti” (come libri scritti, nomi grandi con cui lavorare, eventi, …) sono più facili da prendere in esame nell’equazione = buon professionista, professionista di alto livello.

(Ma non è detto che l’equazione stia in piedi!)

Poi ci sono i risultati “sotterranei”, quelli che ti fanno dire “Ok, il cliente X è partito da zero ed è arrivato a 10 grazie a me. BINGO!” = qualità del lavoro

(Non “manifesta” nel senso che è qualcosa di più profondo che va al di là dell’apparenza”)

Un ragionamento che condivido. Siamo anche sulla strada giusta per capire in quale direzione deve andare quell’aggiornamento dell’immagine che sente necessario.

La invito a fare una distinzione:

  • “cosa fa immagine per me stessa” (cioè interessa solo a lei)
  • “cosa fa immagine per le clienti”

Immagine per me: qualità del lavoro e della comunicazione, etica, coerenza, fare promesse che sono rispettate, gentilezza e rispetto.

Immagine per le clienti: qualità del lavoro, coerenza, esposizione mediatica (non sempre, ma a volte “aiuta nella scelta”), ispirazione (senso di possibilità di realizzazione). So che se “mi mostro” di più ho sempre riscontri maggiori, per esempio.”

I parametri che ha valutato della sua competitor stanno nella categoria “immagine per me” o nella categoria “immagine per le clienti”?

“Immagine per le clienti”

E l’aggiornamento di cui sente la necessità, quale tipo di immagine riguarda?

“Ah, per le clienti!”

Due prospettive diverse con parametri diversi

Siamo arrivate a quella percezione di scollamento che sentiva e da cui siamo partite. Più che “scollamento” erano solo due prospettive diverse da cui guardarsi con parametri diversi per ogni prospettiva.

“Nei giorni scorsi riflettevo sulla pianificazione dell’anno prossimo e mi sono detta “non voglio fare cose nuove, voglio rafforzare e alzare il livello di quello che c’è già. Quindi dovrei darmi obiettivi per aggiornare l’immagine per le clienti.”

“Può essere. Che potrebbero essere del tipo…?”

(Qui scatta una mega censura per non divulgare i suoi ragionamenti strategici. Lei apprezza che racconti il suo percorso e sa che so fermarmi al punto giusto per proteggere il flusso di pensieri che la differenzia).

La nuova ipotesi di aggiornamento

Cosa cambierebbe se passasse dall’idea di riepilogo “cosa ho fatto” (che rischia di farla confrontare con cose che non ha fatto, ok, ma neppure vuole fare) a “cosa sto facendo?

“Eh, un sacco di cose.
Perché riuscirei a vedere con più lucidità le cose che ho fatto e, potenzialmente, capire quali sono da fare. È un divenire, ma mi permette di “fissare un punto”.”

“Sì. Inoltre, “cosa ho fatto” è come un àncora che tiene la nave in porto e non la fa salpare. Va bene per i marinai che bramano la pensione. Tuffati nell’aggiornamento dell’immagine che ti serve davvero e salpa per un nuovo viaggio!” 

Photo by ThisisEngineering RAEng on Unsplash
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