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L’assunzione a tempo indeterminato

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Questa settimana festeggiamo una nuova assunzione, con un contratto a tempo indeterminato. Ed è una di quelle notizie che fanno tirare un sospiro di sollievo in mezzo ad altre che scoraggiano e contribuiscono a spegnere la speranza.

Lei lavorava e aveva un contratto a tempo indeterminato. Ma i titolari non la facevano sentire parte della “squadra” (ne ho parlato nell’articolo “la competizione indesiderata in ufficio“) e lei ci stava piuttosto male.

Tutto questo fino all’autunno scorso in cui le è stato detto che probabilmente avrebbero avuto meno lavoro e le consigliavano di cercarsi un altro posto (e lasciamo correre sui sospetti che dovessero in realtà inserire qualcuno di famiglia e aggirare il vincolo del licenziamento per giusta causa per il quale non c’erano i presupposti).

E quindi, ok. Si è messa a rivedere il curriculum e a rispondere agli annunci.

Non sono stati mesi facili, affatto. Non è stato semplice accettare dei comportamenti ambigui e continuare ad andare a lavorare in quel posto, cercando di fare buon viso a cattivo gioco.

Cambiare strategia nella ricerca

Un paio di settimane fa mi capita sotto gli occhi questo post:

“Negli ultimi 10 anni solo 4 disoccupati su 100 hanno trovato un lavoro grazie ai centri per l’impiego.

La modalità più usata per trovare lavoro in Italia resta il ricorso al passaparola e alla rete di parenti, amici, conoscenti ed ex colleghi.”

[Fonte Inapp citato da Will_Ita]

La questione dell’importanza della rete è spesso centrale con i coachee che stanno cercando di aprirsi dei percorsi di carriera. Mi sono accorta che, invece, emerge di meno nella ricerca di lavori per persone che sono meno qualificate.

Mi è scattato un “click” in testa. Quel dato mi ha ricordato altre sessioni con lei in cui era emersa una caratteristica del suo settore: il chiacchiericcio. Tutti sapevano tutto di tutti: nuove assunzioni, difficoltà, nuove acquisizioni, … Questo atteggiamento comune le dava parecchio fastidio eppure, ho realizzato, avrebbe giocato a nostro favore in questo caso.

Le ho girato il link per farle capire l’importanza del passaparola e le ho chiesto: come potresti far girare la voce nel tuo ambiente?

Non mi ha neppure risposto. Ha agito immediatamente: ha mandato il suo CV anche ad uno studio in cui aveva già lavorato diversi anni prima per far sapere che era disponibile.

E qui accade l’insperato: le hanno fissato un colloquio.

Ma lei non sapeva che stavano cercando personale, anche perché loro non avevano messo nessun annuncio.

Se lei avesse continuato sulla strada degli annunci, non sarebbe mai venuta a conoscenza della loro opportunità. E io so che questo non è un caso raro. Anzi. Probabilmente proprio perché si fa più affidamento sul passaparola, si preferisce non rendere pubblica la necessità di personale, né coinvolgere (o pagare) intermediari.

Il passaparola funziona per la nuova assunzione a tempo indeterminato
Photo by olly18/DepositPhotos

Un’assunzione a tempo indeterminato più vantaggiosa

Dal momento del contatto al colloquio si è svolto tutto molto velocemente.

“La trattativa è stata talmente veloce che non so cosa richiedere e cosa no. Mi terrebbero a 6 ore ma non so quale tipo di contratto, quanto mi danno, mia mamma dice di chiedere 7 ore invece di 6 e di chiedere il contratto a tempo indeterminato ma mia mamma spara sempre alto.”

“Devi fare una richiesta che devi sentire di poter sostenere fino in fondo e con convinzione.

Per riuscirci, devi fare un’operazione di confronto fra la ***** di allora e la ***** di adesso.

Vorrei che tu entrassi a fare questo colloquio per la nuova assunzione dopo esserti prima guardata per bene, consapevole di quanto sei migliorata in questi anni.

Perché sai, quando entri in posti in cui sei già stata ed eri “meno”, regredisci a quel momento.

Questo significa che potresti sentirti di nuovo come ti sentivi allora (più insicura, più dubbiosa delle tue capacità, incapace di gestire i feedback…) e non come sei adesso (più confidente, più consapevole delle tue capacità, più obiettiva su ciò che puoi fare, capace di fare feedback da sola e di mettere a frutto i feedback che ti arrivano dall’esterno).

Ecco. Entra “corazzata” dal tuo miglioramento.

E, a proposito di quanto chiedere, vorrei citarti dei discorsi che sento fare sempre dagli uomini e mai dalle donne (e però, ogni volta che li cito alle donne, ne traggono immancabilmente un grande beneficio).

Il concetto è: chiedi più di quello che prendi adesso (né uguale né di meno). E questa è una richiesta che puoi sostenere. Hai un tempo indeterminato e ci sta che loro debbano tenerlo presente nella loro proposta. È diverso dal pretenderlo. Questa è anche una tua condizione di forza per non accettare di meno.”

Risultato:

  • nuova assunzione a tempo indeterminato,
  • 200 euro in più,
  • 5º livello invece del 7°.

Abbiamo trasformato un invito ad andarsene (che, a botta calda, pareva un fallimento) in un miglioramento che le garantisce più serenità economica e in un ambiente di lavoro più gradevole.

Sono immensamente felice per lei! ❤️ Urrà per noi!

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