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Riuscire a fare la differenza è l'effetto di un processo

Riuscire a fare la differenza è l’esito di un processo

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Il desiderio di riuscire a fare la differenza appartiene a chiunque voglia lasciare un segno del proprio passaggio in questo mondo.

Cosa significare fare la differenza?

Una mia coachee sostiene che:

“Non è una questione quantitativa. È una cosa d’impatto. L’impatto che si basa sul fare la differenza in qualcosa.”

L’impatto. Sentirci riconoscere che abbiamo avuto un pensiero diverso dal comune, essere consapevoli di compiere un gesto in un modo speciale o, salendo nelle ambizioni, mettere sotto gli occhi di tutti gli effetti che le nostre azioni hanno sulla comunità o nel tempo.

In qualsiasi modo si intenda, fare la differenza implica un deragliamento della prassi, dallo standard, dalla media.

“Il segno distintivo dell’originalità è rifiutare lo standard predefinito e cercare di scoprire se esiste un’alternativa migliore.”

[Tratto da Essere originali. Come gli anticonformisti cambiano il mondo” di Adam Grant]

La paura di non riuscire a fare la differenza

Molti rinunciano a fare la differenza. Lo desiderano, ma poi restano intrappolati nei dubbi. E se non fosse così importante quello che hanno da dire? E se non fosse così speciale il loro modo di fare? Se non fosse così geniale l’intuizione che hanno avuto? Se non fossero così capaci come suppongono?

Sono dubbi legittimi finché non diventano il pretesto per rinunciare.

Terrei salvo un presupposto: se ti è venuta l’idea di poter fare la differenza, qualcosa di speciale l’hai visto in te. Prendi sul serio la tua intuizione.

Me li ricordo alcuni miei coachee che in passato avevano quel dubbio di non farcela e ora sono lì, nel loro settore, a farla eccome la differenza.

Per superare quella paura di non riuscire, ho ricordato loro che non si arriva a fare la differenza senza essere passati da fasi intermedie, dal fare prima qualcosa di “normale”, poi sperimentando e aggiustando il tiro finché, effettivamente, si fa la differenza.

C’è un processo dietro il riuscire a fare la differenza, solo che non è visibile.

Ed è proprio sull’idea di progredire, sull’idea della continuità, sull’idea di feedback che si deve concentrare la tua attenzione per poter arrivare a fare la differenza.

Perché è importante riuscire a fare la differenza?

Ognuno ha il proprio perché, su questo non si discute. Però, se hai bisogno di incoraggiamento per venir fuori, può esserti utile scoprire cosa ha mosso qualcuno che reputi sia riuscito nel suo intento.

Per esempio, ad una mia coachee che adora Springsteen, ho consigliato un bel podcast con il Boss e Barack Obama. Nella primissima puntata, c’è questo scambio:

BRUCE SPRINGSTEEN: The reason you–you have so desperately pursued your work and your language and your voice is because you haven’t had one. And you understand, you realize that, and you feel the pain of being somewhat voiceless, you know.

POTUS BARACK OBAMA: And so the performance then becomes the tool, the mechanism—

BRUCE SPRINGSTEEN: It becomes— it becomes the mechanism from which you express the entirety of your life.

POTUS BARACK OBAMA: Right.

BRUCE SPRINGSTEEN: Your entire philosophy and code for living, and that was how it came to me. And I felt previous to that I was pretty invisible, and there was a lot of pain in that invisibility.

[Dal podcast “Renegades: Born in the USA”, Ep. 1 “Our Unlikely friendship”]

Sentirsi “senza voce”, sentirsi “invisibile” è stata la spinta per Bruce. Sapendo come sono andate le cose, è incredibile, non trovi?

E, come sottolinea Barack, la performance musicale è stato il suo mezzo, lo strumento per avere finalmente voce in capitolo.

Chi può aiutare te, invece? Chiediti:

  • Chi stimo profondamente per il suo modo unico di distinguersi?
  • Quali motivazioni aveva fin dall’inizio?
  • Come possono le sue motivazioni dare impulso e coraggio anche alle mie?

Come riuscire a fare la differenza

Si rimane colpiti dall’effetto “wow” che suscita chi fa la differenza ma si ignora (o non ci si interroga su) il processo che ha portato a quel risultato.

Ci si sofferma all’impressione che “lo fa con naturalezza”, “lo fa senza sforzo” e si ignorano la disciplina ferrea, le rinunce, gli aggiustamenti continui al processo.

Per esempio, sto leggendo il libro L’unica regola è che non ci sono regole. Netflix e la cultura della reinvenzione (scritto da Reed Hastings (uno dei suoi co-fondatori) e Erin Meyer). È una sorta di “manuale del loro come”.

Ho scoperto che Netflix è stata fondata nel 1997. Dopo quanti anni è arrivata anche in Italia? Dopo 18 anni, nel 2015. La percezione è che sia esplosa così da un giorno all’altro ma dietro ci sono 18 anni di decisioni, azioni, correzioni.

Per tenere a mente il concetto, prova ad allargare le braccia.

La tua mano sinistra rappresenta la fondazione della società (es. 1997).

La tua mano destra rappresenta il momento in cui è chiaro che sta facendo la differenza (Es. 2015, sbarco in Italia).

Vedi quanto sono distanti le tue mani?

Ora sbattile velocemente fra di loro. Come se dovessi schiacciare una zanzara. CLAP!

Ecco, quando scordi o ignori il processo che porta a fare la differenza, stai facendo proprio questa azione: schiacci il tempo e le azioni contenute.

Ora lasciamo andare Bruce Springsteen, Barack Obama, Netflix.

Veniamo a te e a chiunque voglia lasciare il segno.

Nel tuo viaggio verso il riuscire a fare la differenza ti capiterà spesso di dover (forzatamente) “allargare le mani” perché devi aggiustare ancora qualcosa, perché il prodotto non è perfetto, perché ti manca ancora qualche skill, perché i tempi non sono maturi, perché non hai ancora trovato il modo giusto per sviluppare la tua idea o per promuoverla.

Lascia che ti dica che finché continuerai a lavorare sui punti deboli e a migliorarti, starai già facendo la differenza. Il resto è solo questione di tempo.

Photo by Sigmund on Unsplash
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