Home » Pensare meglio » Continuare a crederci migliorando la mentalità
L'importanza di continuare a crederci è riflessa nella placca elettrica

Continuare a crederci migliorando la mentalità

4 min read

Ci sono momenti della vita in cui sembra assurdo continuare a crederci. Tutte le evidenze stanno lì a sottolineare la fatica (di cui ci chiediamo il senso) e i traguardi sembrano allontanarsi. Ogni giorno c’è una sfortuna, un problema, un’emergenza che sembra non abbia nulla a che fare con la vita che vorremmo.

E poi succede. Gli sforzi si materializzano e realizziamo che tutto è servito. O meglio, abbiamo fatto in modo che ci servisse.

Lui sta traslocando nella sua casa

Il trasloco nella nuova casa testimonia quanto è stato importante continuare a crederci

Sua, proprio sua.

La prima casa di proprietà.

Mi ha mandato tanti messaggi mentre spostava oggetti e toccava con mano cosa aveva fatto.

Questo mi è rimasto più impresso, registrato mentre si gongolava della luce rosata che filtrava dalle finestre sul far della sera:

“Mi ha detto il collega (pure lui si è comprato casa): “quando ti fermi, quando realizzi quello che hai fatto, ti sembra che non hai fatto niente”.

Non so, io questa sensazione non ce l’ho.

Penso a 8 anni fa, non ci credevo più. Una cosa del genere, non me la sognavo manco più. […] Io vedo un percorso.

Come fai a pensare “sembra che non hai fatto niente?”. Il padre è imprenditore edile, siamo tutti e due meridionali, ma siamo due realtà completamente diverse.”

Il contesto di origine non è affatto irrilevante.

Ti condiziona nelle risorse a disposizione e anche nella mentalità.

Spesso la mentalità è il limite più grosso che impedisce di aumentare le risorse, in un circolo vizioso che perpetua le condizioni di partenza, almeno finché non viene spezzato.

Mi sono rotto il cazzo delle soluzioni arrangiate fatte passare per giuste.

Nei limiti della decenza, della legalità, della dignità devo imparare a portare avanti i cazzi miei.”

L’ha fatto.

Ha abbandonato progressivamente la mentalità delle “soluzioni arrangiate fatte passare per giuste”, che non l’avrebbe mai portato ai traguardi che voleva.

“La cosa più difficile è darsi una disciplina, non deviare mai dalla propria causa, sentirsi responsabilizzati a fare le cose in un certo modo.”

[Tratto da “Partire dal perché”, Simon Sinek]

C’è stato un momento in cui mi confessò che desiderava arrivare al punto di poter affermare: “ora ti dico io cosa è giusto”.

Non certo per arroganza, ma perché sentiva che il termine “giusto” stava bene affiancato solo alle scelte che erano coerenti con la sua vision.

E così, in questi 8 anni:

  • ha cambiato un bel numero di lavori con orari impossibili e sottopagati (se sai cosa significa, sai anche perché ora dice “non ci credevo più”);
  • ha affrontato con coraggio alcune persone scorrette (davvero, davvero scorrette) per avere ciò che gli spettava di diritto e l’ha avuta vinta;
  • ha scelto con lucidità e metodo la città che avrebbe soddisfatto i suoi criteri di benessere;
  • si è trasferito dal sud al nord, sfidando le opinioni della famiglia sulle sue scelte;
  • ha trovato un lavoro a tempo determinato in cui ha dimostrato il suo valore e gli è stato trasformato in tempo indeterminato;
  • ha comprato la macchina nuova;
  • ha comprato casa, in centro storico, perché scelse quella città proprio per poterne vivere l’offerta culturale.

Imparare a continuare a crederci

Questo elenco puntato non può descrivere i momenti di frustrazione, di esasperazione, di dubbio, di stanchezza o, come li chiama lui, quei momenti in cui “sputo sangue”.

Ricordo ognuno di questi snodi. Mi sento onorata di esserci stata. Specie quando sapevo che il mio ruolo era quello di aiutarlo a

“saper ignorare le voci e le pressioni di coloro che non credono nella causa.”

[Tratto da “Il gioco infinito”, Simon Sinek]

Perché

“Una cosa di questo tipo, NELLA MIA FAMIGLIA!

Non si credeva fosse possibile che io sarei arrivato a fare una cosa del genere!

C’è stato veramente un periodo in cui davvero non ci credevo più.”

E invece, eccolo qua. A stupire tutti, ad ascoltare i vari “ma io non credevo che tu…”, a guardare la sua immagine riflessa nella placca elettrica che sta imparando a montare.

L'importanza di continuare a crederci è riflessa nella placca elettrica

Per quel che mi riguarda, lo stupore è minore ma solo perché nutro grande fiducia nelle sue capacità e nella sua integrità.

E anche perché ho il privilegio di seguire gli step intermedi, prima degli annunci che arrivano agli altri come fuochi d’artificio nella notte delle loro aspettative.

Da qui in poi, bisognerà crederci meglio

“Il gradino di una scala non è mai stato concepito per riposare, ma solo per tenere il piede di una persona quanto basta a consentirgli di mettere l’altro un po’ più in alto.”

Thomas Henry Huxley [Fonte: frasicelebri.it]

Gli ho regalato due libri, per celebrare questo momento.

Li ho scelti perché contengono i semi della mentalità che l’aiuterà a salire ancora più in alto. Perché è là, al prossimo gradino, che stiamo guardando ora.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Iscriviti alla newsletter!

Riceverai un nuovo articolo con l’aggiornamento di un percorso.

Torna in alto