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L’intuizione di dover osare

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Pare che l’intuizione sia una sorta di folgorazione che arriva senza ragionamento e senza collegamento con ciò che sappiamo.

Chissà se lei ricorda quel lampo in cui ha capito che doveva osare di più nella vita?

È circa un anno e mezzo che lavoriamo insieme su questa nuova versione di se stessa. È lei che definisce cosa significa per lei “osare”, in quali ambiti vuole “osare”, quanto desidera alzare la “misura”.

In tutta questa progettazione ha lasciato lo spazio anche per altre intuizioni. Per esempio, ha deciso quali criteri l’avrebbero soddisfatta da un punto di vista professionale ma non si è lasciata castrare creativamente dal “contenitore” relativo al tipo di lavoro.

Il metodo dà corpo all’intuizione

Negli ultimi mesi, ogni lunedì, mi manda una mail (se non mi arriva, so immediatamente che è successo qualcosa che giustifica il suo silenzio).

L’oggetto è “aggiornamenti” e al suo interno mi dettaglia le azioni e i risultati su ogni fronte su cui si è attivata:

  • libri (…)
  • scuola in cui insegnare (…)
  • podcast/audiolibri (…)
  • Network (…)
  • Formazione (…)
  • Lavoro e clienti (…)
  • File nuovo (domanda per il percorso di coaching: qual è il collo di bottiglia che impedisce di raggiungere il prossimo obiettivo?) (…)
  • Frase che mi ha colpito (…)

Per ogni voce del suo elenco, ogni settimana chiede a se stessa un passo avanti nella direzione dell’osare.

Ma facciamo un passo indietro.

Andiamo a quel momento in cui ha avuto l’intuizione di dover imparare a osare.

Essendo una donna metodica, disciplinata, consapevole dell’importanza delle routine, dev’esserle stato d’un tratto chiaro che il problema non era portare avanti le azioni programmate, piuttosto l’esigenza era quella di introdurre nuove tipologie di azioni o con un impatto più forte di quelle che era abituata a portare avanti.

Se voleva cambiare l’esito delle sue azioni, doveva introdurre azioni supportate da una spinta innovativa.

Una donna ha l'intuizione di dover osare di più nella vita per ottenere traguardi più ambiziosi
Photo by Afrika100@mail.ru/DepositPhotos

In tutti questi mesi insieme ho assistito alla sua trasformazione vedendola “aumentare” il livello di “osabilità”.

Sul fronte dell’aspetto estetico, ha iniziato a sperimentare con il trucco, ha introdotto un appuntamento fisso mensile con il parrucchiere, ha inserito nuovi capi di abbigliamento nel suo guardaroba.

L’impressione che avevo era che facesse un piccolo passo e la volta successiva si chiedesse: ora cosa mi sento in grado di osare?

Si è spinta oltre le abitudini nella gestione degli impegni familiari:

“Nel post che hai scritto su di me (“da fallimento a occasione di miglioramento”) c’era un link che sono andata a leggere: un vecchio post sul compensare. E sì, posso chiedere a mio marito di gestire nostra figlia e io andare a un incontro con un autore (bellissimo confronto martedì) senza pensieri.”

Si è avventurata negli audiolibri e nei podcast: questo tipo di apprendimento per lei era fuori dalla sua comfort zone. Ma non si è fermata. Ha osato anche sulla tipologia/argomento di ascolto:

“Questa settimana la mia mente e il mio fare era su quello che vorrei davvero affrontare ogni giorno. Ho ascoltato un libro: ” La sottile arte di fare quello c***o che ti pare” di Manson. Non lo avrei mai ascoltato senza questo percorso perché lo respingevo già dal titolo: è stato il mio osare, vediamo cosa pensa chi vive solo incentrato su se stesso. Era questo che mi aspettavo e invece mi ha spinto a pensare… io voglio osare, uscire dalla mia zona di confort che mi immobilizza in un lavoro che non mi sta più dando voglia di farlo, ma non voglio sbattermi per eccellere, non è un ruolo di responsabilità lavorativa a cui aspiro, non è un ruolo in cui tutti i pensieri siano sul raggiungere un profitto. Non sono un imprenditrice e non sono una commerciale che vende aria fritta, sono una tutor, una affiancatrice, una “pusher” se esiste questo termine, una tecnica che vuole sapere cosa c’è dietro e cosa si può fare tenendo in considerazione quante più variabili possibili. Quando mi viene chiesto un intervento sul programma software, penso subito a tutti gli impatti sugli altri flussi e raccolgo le informazioni perché tutti (o molti) siano influenzati positivamente dall’intervento o comunque non danneggiati.”

(A proposito delle sue aspirazioni, è interessante l’articolo Il viaggio dell’eroina per l’empowerment femminile di Alessia Savi, digital strategist)

Miracle!

È sabato 14/01 quando mi arriva il suo messaggio che mi annuncia:

“Buongiorno… Allora… Mad scuola… Mi hanno chiamato stamattina proponendomi informatica, liceo scientifico, triennio, cattedra completa di 18h per un mese e mezzo. Lunedì vado a firmare. Sono incredula. “pensavo” di iniziare a conoscere il mondo dell’insegnamento con qualcosa di piccolo e breve e invece mi troverò con l’argomento giusto, le classi, un periodo per imparare e affiancamento. MIRACLE.”

Il miracolo se l’è creato da sola.

Così tante azioni, su strade diverse, alzando il livello di intraprendenza, portate avanti tutte con metodo non potevano non creare il vento che ha fatto girare le opportunità nella sua direzione. 

E qui finiva questo post fino alla scorsa settimana, quando l’ho preparato. Non fosse altro che io ero curiosissima di sapere come era andata la prima settimana da insegnante e ho deciso di rispettare i suoi tempi. Dunque, mi sono imposta di aspettare il suo aggiornamento del lunedì prima di pubblicare.

“Scuola. È stato un turbinio: classi molto diverse tra loro, programmi da recuperare, libri non usati, argomenti da rinfrescare. E poi orari, circolari e pianta della scuola che è enorme (peggio di un ospedale!) ho anche “beccato” la prova di evacuazione… Aggiungici tutta una burocrazia assurda legata ai contributi su cui il mio commercialista ha dato informazioni sbagliate: ci si è messo su mio marito a studiare come girava il tutto 🙁  

Consapevolezza: mi piace, mi diverte, mi soddisfa… ma non è la mia ambizione per la vita 🙂 può essere un intermezzo o un parallelo (non di 18h che sono impegnative)”.

Vedi anche tu quell’intuizione di poter osare che fa di nuovo capolino?

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