Home » Pensare meglio » Feedback » Da fallimento a occasione di miglioramento

Da fallimento a occasione di miglioramento

È il primo articolo che scrivo sul percorso di coaching con lei anche se lavoriamo insieme da diversi mesi e progressi ne ha fatti tanti. Forse, per tutto questo tempo, sono stata io stessa alla ricerca del modo più appropriato per raccontarla e me ne ha fornito l’occasione con una mail in cui mi diceva solo: “oggi sto affrontando una questione particolare. Fammela etichettare qui come la sento: fallimento. L’ho tracciato sul file “come dirimere urgenze“… se hai modo di darmi un feedback o un suggerimento lo leggo volentieri.”

Naturalmente, ciò che si vive come fallimento è molto soggettivo. Così come è molto soggettivo anche il modo in cui si reagisce a ciò che si vive come un fallimento. Ma è proprio partendo da questo presupposto che ritengo utile raccontare come l’ha gestito lei, proprio lei, perché penso possa essere d’ispirazione per chiunque.

È un’ingegnera e riscontro in lei lo stesso tratto che ho riconosciuto in altri suoi colleghi di cui ho seguito i percorsi di coaching: maneggia con metodo il concetto di “feedback”.

Ma ecco, proprio il metodo, proprio l’utilizzo della razionalità, può trarre in inganno e far pensare che chi reagisce così soffra poco gli impatti emotivi del fallimento. Non è così: ci si resta comunque male, anche malissimo. Ed è solo un solido pragmatismo che consente di spostare l’attenzione dal dramma emotivo alla ricerca del “perché non ha funzionato” e “come posso evitare che accada di nuovo?”

E lei, pragmatica lo è eccome. È stato il primo complimento che le ho fatto.

Come ha gestito da sola la sensazione di fallimento

Una donna ingegnere fa diventare un fallimento un'occasione di miglioramento
Photo by OKrarusyuk/DepositPhotos

L’email che mi ha spedito faceva parte del suo metodo: 1) specificava che “fallimento” era un’etichetta che stava mettendo a un’esperienza (chapeau!), 2) mi rinviava a un file condiviso in cui avrei trovato i dettagli del suo ragionamento e 3) inoltre, mi chiedeva un feedback (ben sapendo che fa parte del mio servizio essere costantemente presente ed è intelligente confrontarsi il più possibile perché serve a ridurre i tempi per arrivare all’obiettivo).

Nel suo file aveva usato questo schema:

  • Ha affermato cosa NON aveva messo in pratica e perché NON l’aveva messo in pratica
  • Si è chiesta: “perché ci sono cascata di nuovo?” (e ha fatto un elenco dei suoi perché)
  • Si è soffermata a osservare le conseguenze;
  • Ha osservato la sua percezione
  • Ha fatto caso ai “pensieri negativi irrealistici”
  • Ha osservato obiettivamente la reazione del cliente (per il quale non era un fallimento quanto lo viveva lei)
  • Ha cercato soluzioni per gestire la sensazione di fallimento (“ho ascoltato cosa provo – ci sto male; ho cercato e ascoltato un podcast sul fallimento e cosa porta (meccanismi di evitamento, impotenza, allontanamento degli obiettivi); scrivendo qui i vari aspetti; metto su tasks la frase “non sviluppare”; ho chiesto a ******* che se ricapita deve tornare su quanto faccio per verificarlo”)
  • Ha deciso “Cosa faremo oggi”
  • Ha deciso “Cosa fare per il futuro” per evitare di cascarci di nuovo: “ripetermi di non sviluppare” e “accettare che ******** può evitare i miei errori”

È stata brava, bravissima. E proprio per questo ho deciso di mostrare il suo schema di ragionamento (togliendo tutti i dettagli privati) perché pensavo potesse essere d’ispirazione per qualcun altro.

Il mio feedback

Eppure mi ha chiesto comunque un feedback. Il che può sembrare superfluo, dato che aveva fatto il grosso del lavoro da sola. In realtà, è tutt’altro che superfluo perché io la sto accompagnando in questo percorso che deve portarla a osare di più e ogni occasione che lei mi fornisce diventa per me un pretesto per rafforzarla in quella direzione.

Ciao ******, Mi pare che l’errore a monte sia nel modo in cui è formulata l’imposizione che ti sei data: “accettare di non sviluppare, perché se sviluppo induco errori e poi deve comunque lavorarci ****** per sistemare”.

Per 2 ragioni:

  • Quando tu dici al tuo cervello cosa “non” deve fare, non gli stai dando una direzione. Quasi sempre accade proprio quello che è successo a te: torni a rifarlo. C’è il famoso esempio che avrai sentito anche tu: non pensare all’elefante rosa e improvvisamente ti trovi proprio a visualizzare l’elefante rosa, eppure ti avevano detto di non farlo. Quindi, devi trovare un modo per dire alla tua mente “cosa deve fare al posto di…/invece di…”

Es. “Quando mi viene l’istinto di sviluppare, posso riprendere in mano l’elenco delle attività che spettano solo a me e concentrarmi su una di quelle”

  • Quell’imposizione contiene anche la frase “se sviluppo induco errori”. È un pensiero che ti mette in sfida con te stessa proprio su ciò che cerchi di accettare di non fare (una contraddizione bella potente che contiene la motivazione per fare proprio quello che devi evitare di fare e infatti, fra i tuoi “perché ci sono cascata di nuovo?” c’è “volevo dimostrare a me stessa di saperlo fare, ne ero così entusiasta”).

Allora significa che quando decidi cosa vuoi far fare alla tua mente “invece di sviluppare”, devi tenere conto che ti interessa dimostrarti qualcosa.

Es. “Quando mi viene l’istinto di sviluppare, posso riprendere in mano l’elenco delle attività che spettano solo a me e scegliere quella più sfidante e su cui mi interessa dimostrarmi qualcosa.”

“Magari può sembrarti un fallimento oggi, all’interno di quel contesto preciso. Per altri versi, dal mio punto di vista, è un’altra occasione per ragionare su cosa ti interessa davvero fare, cosa ti interessa “sviluppare” (in un senso più ampio, però, non strettamente informatico). Spero di esserti stata d’aiuto.”

Un fallimento che l’ha rafforzata

Qualche ora dopo ha risposto alla mia email solo con: “Grazie :)” 

Era un “grazie” pieno di “fare”, di “messa all’opera” e ho aspettato fiduciosa l’aggiornamento successivo, sapendo che avrei trovato qualche dettaglio in più.

Infatti, tre giorni dopo,

“Ciao Paola, i tuoi suggerimenti sono stati già utili. Ho cambiato nei miei task giornalieri la frase ponendola in positivo ed effettivamente appena mi fermo per sviluppare mi torna in mente la direzione per fare altro. Ho così smarcato ieri dei punti passandoli a ****** che ci mette molto meno e ho fornito io il report finale. win-win.

Non avevo riflettuto sul fatto che fossero affermazioni che mi sfidavano a farlo… e mi ci sono riconosciuta era capitato in passato, mi è tornato alla mente, direi fosse il 2004…  me lo aveva detto il mio “capo” di allora che dovevo gestire il team ma non mettermi a sistemare io le cose che loro non facevano…”

Questa sua risposta (di feedback a me, sul mio operato) sintetizza esattamente quello che desideravo per lei: che questo “fallimento” diventasse l’occasione per rafforzarla nell’osare diventare una nuova versione di se stessa.

Colgo l’occasione di questo post per dare qualche consiglio generale: è utile per tutti, di tanto in tanto, chiedersi:

  • su cosa mi sto sfidando?
  • Su qualcosa in linea con i miei attuali obiettivi? Su qualcosa coerente con la mia vision?
  • O forse sono sfide decontestualizzate, fine a se stesse, che magari mi allontanano pure dall’obiettivo?

A proposito di osare…

L’ho già detto che trasformo ogni occasione che mi fornisce in un nuovo stimolo per consolidarla nel suo viaggio? Sì, l’ho già detto. Ed eccomi qui, di nuovo, a “ricascarci” (volutamente), ricordandole una frase che ha già sentito in un podcast (Ep. 25, Oprah Winfrey):

“Pensa come una regina. Una regina non ha paura di cadere. Fai la cosa che pensi di non poter fare. Fallisci. Provaci ancora. Fai meglio la volta successiva. Questo è il tuo momento. Possiedilo.

Oprah Winfrey

Cos’è successo dopo? Leggi l’articolo successivo di questo percorso di coaching: “L’intuizione di dover osare”


Contatta la coach

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 1 Media: 5]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla newsletter!

Riceverai un nuovo articolo con l’aggiornamento di un percorso.

Torna in alto