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Il tempo improduttivo fa bene alla produttività

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Quando hai costruito la vita intorno all’idea che puoi fare fare sempre di più e che puoi fare sempre meglio, può diventare complicato vivere con serenità il tempo fuori dal lavoro: il tempo improduttivo porta con sé la paura di non star facendo abbastanza per i propri obiettivi professionali.

“Non ti nascondo che faccio fatica a mollare alcune cose. Mio padre mi dice: dedica più tempo alla tua famiglia. Per me è rinunciare a un po’ di lavoro. È un’insoddisfazione continuativa che ti logora.”

E perciò lui e la sua compagna stanno anche facendo un percorso di terapia di coppia per trovare un equilibrio e venirsi incontro nei reciproci desideri e nelle rispettive esigenze.

E c’è anche suo padre che gli dà saggi consigli:

“Mi sta molto addosso sul fatto di dare molto tempo alla famiglia. Mi dice: «fai colazione al mattino con lei perché la colazione che fai con lei, definisce la tua giornata. Definisce il tuo rapporto con lei.»

È successo che faccio colazione con lei e trovo una sintonia molto profonda e questa cosa mi fa star bene, mi fa star bene anche con tutti gli altri.”

Lo scopo delle sessioni di coaching insieme a me, invece, è quello di aiutarlo a trovare una soluzione creativa che risponda a questa sua esigenza:

“Voglio coerenza rispetto a quello che mi sento, sentire che è il modo giusto di operare e quindi andare avanti per la mia strada.”

Consigli inascoltati

I preziosi consigli del padre hanno meno presa sul fronte del lavoro.

“Ogni volta mi chiede come va il lavoro e oltre a quello non è mai entrato. Mi dice: prendila con serenità questa cosa qua, si prenderà qualcun altro dei problemi, ci penserà qualcun altro. Sicuramente mi dice di avere un’organizzazione.

Non entra mai molto nel dettaglio, non gli dà valore al fatto di avere una carriera. Lui è stato felice, è riuscito a crescere me e mio fratello, dice solo: «l’azienda non è tua».”

L’azienda non è sua (vero), ma lui ci tiene moltissimo che sia efficiente e produttiva; l’azienda non è sua (vero), ma in quell’azienda sta anche costruendo la sua carriera a cui lui, al contrario del padre, tiene moltissimo.

Non è neppure tutta responsabilità sua. Lavora in un settore estremamente competitivo in cui non si può abbassare la guardia.

“Viviamo oggi in un mondo assai povero di interruzioni, povero di spazi intermedi (Zwischen) e di intervalli. La frenesia elimina ogni intervallo.” (Han, 2012: 49)

[Da “La società della stanchezza”, Byung-Chul Han]

Tempo improduttivo: cosa faresti per svago?

“Ho comprato la Nintendo, mi sono divertito così tanto! Solo che, cosa succede? Entra un auto meccanismo che dice che non è produttiva, non porta altri soldi.

Se fai qualcosa ci deve essere un risultato dietro, deve rientrare di nuovo l’investimento.

Tutti i sabati, tutte le domeniche, mi sveglio allo stesso orario, si va a fare delle cose insieme. Ma mi chiedo: sarò riposato per essere produttivo la prossima settimana? Non ti puoi alzare così presto, devi riposare, devi essere pronto per il lavoro, …”

Photo by Ivanko1980/DepositPhotos

Mentre mi racconta le sue ipotesi su come riempire il tempo improduttivo e tutte le obiezioni che fa alle sue stesse proposte ho un’impressione: non sta tenendo presente che ci sono attività che consentono di staccare e, allo stesso tempo, possono aiutare altri fronti della produttività.

“Per esempio, una mia coachee ha iniziato ad andare al poligono per il tiro a segno. Quegli allenamenti l’hanno aiutata a essere più focalizzata nella vita e più consapevole del ruolo del respiro in certi momenti. Il tiro a segno, in teoria e nell’immediato, è “tempo improduttivo”, non dà un ritorno dell’investimento. Eppure lei sta avendo un ritorno molto importante che la fa essere più produttiva nel suo lavoro e le fa gestire meglio le situazioni in cui prima si agitava.”

“Il concetto di produttività non l’avevo mai associato al di fuori.”

L’importanza di staccare anche ai fini della produttività (oltre che della salute)

Gli sportivi lo sanno bene: il tempo del recupero è importante tanto quanto il tempo dell’allenamento. Non rispettare i tempi di riposo significa stressare troppo il proprio corpo, si diventa più soggetti a infortuni, aumenta la frustrazione perché, malgrado l’investimento in termini di impegno, non c’è miglioramento in termini di resa.

Ma capisco che non sia facile portare questo parallelo anche nel lavoro dove le pressioni sono molteplici: un reddito da portare a casa, clienti che sollecitano, titolari che hanno delle aspettative, ambizioni future a cui si cerca di lavorare fin da ora.

“Staccare consente alla tua mente di vedere con più distacco i problemi, così come coltivare un hobby ti consente di arrivare a soluzioni a cui non arriveresti con i soliti percorsi mentali del tuo lavoro (pensa, per esempio, agli scacchi che ti fanno guardare oltre le mosse immediate e ti fanno ragionare sulle strategie di lungo termine).”

Gli racconto che, per esempio, il golf veniva spesso usato come luogo e momento di incontro per tessere relazioni di un certo livello… Le connessioni fra “fuori lavoro” (svago, famiglia, hobby, …) e “sono produttivo sul lavoro” possono essere create in modi diversi.

“È vero. Quando io faccio certe cose (es. aperitivo a Milano), aumenta la sintonia anche con la mia compagna. Quella cosa lì genera un circolo virtuoso anche fuori dalla coppia.”

C’è stato un momento della sessione in cui mi ha detto: Voglio mantenere la mia curiosità molto attiva”.

È giunta l’ora di dargli pane per i suoi denti:

Come puoi incuriosirti sul modo in cui il tempo improduttivo può aiutare la tua produttività?

“lo vedo il mio cervello che riflette su determinate cose.
Prende confidenza a fare determinate cose, lo vedo questo lavoro che c’è dietro.”

Certo. Semmai si tratta di capire “come velocizzare” questa confidenza.

“Per esempio, potresti tenere un diario per “misurare” le variazioni. Magari andate a fare un aperitivo e il giorno dopo sei molto più sereno sul lavoro, risolvi più velocemente gli inconvenienti, il tuo stato d’animo arriva ai tuoi colleghi che ti dimostrano più apprezzamento, …”

Guardo l’orologio: quest’ora è volata e devo assolutamente fargli capire come si frega da solo, ponendosi delle domande inefficaci.

Fai attenzione alle domande che ti poni.

  • “Ma mi chiedo: sarò riposato per essere produttivo la prossima settimana?” 
  • “E torna al punto centrale: guadagnerò lo stesso?”

Le domande che iniziano con “riuscirò a…?”, “potrò…?”, “sarò…?”, … mettono la tua mente di fronte esclusivamente alla risposta “sì” o “no”.

La tua mente si ritrova a oscillare fra una risposta e l’altra senza sapere davvero qual è quella giusta e, soprattutto, senza porsi il dubbio (legittimo) che nessuna risposta (“sì” o “no”) sia quella ottimale. La maggior parte delle situazioni della vita non sono mica bianco/nero, on/off: c’è così tanta varietà e complessità!

Meglio introdurre la stessa domanda con il “come”:

  • “Ma mi chiedo: come aiuterà anche la mia produttività questo momento insieme alla mia compagna e a mio figlio?” 
  • “E torna al punto centrale: come guadagnerò lo stesso?”

La domanda che inizia con “come…” attiva la ricerca di soluzioni, è coerente con la sua volontà di restare curioso ed è in sintonia con ciò che mi ha chiesto:

“Voglio coerenza rispetto a quello che mi sento, sentire che è il modo giusto di operare e quindi andare avanti per la mia strada.”

Rispettare il tempo per il recupero diventerà il nuovo “giusto di operare” per andare avanti.

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