Home » Pensare meglio » Libri consigliati » Stai zitta e spostati ché disturbi con le tue iniziative

Stai zitta e spostati ché disturbi con le tue iniziative

4 min read

Le sue iniziative vengono spesso ostacolate da uomini che la zittiscono o la mettono da parte. Il nostro obiettivo è farla avanzare nei suoi progetti eliminando i periodi in cui, dopo ogni boicottaggio, si chiude a rimuginare sui difetti che le vengono attribuiti. Leggi tutto

Lei si trova spesso al centro di un palco, intervistata per ciò che ha realizzato o promotrice di nuove iniziative. Ma non di rado viene criticata e si prende dei periodi per metabolizzare, restando zitta per un po’. Ma così dà l’immagine di una persona incostante e non è quello che vuole.

Questo episodio risale a diversi mesi fa:

“C’è stato un conflitto di cui sono abbastanza fiera con un signore di 65 con cui all’inizio ero amica. 
Siamo molto simili in alcuni punti e molto diversi in altri.
A un certo punto ha iniziato a darmi contro.
In privato mi ha detto delle cose pesanti: non fai altro che promuovere te stessa, sei fuffa.

Ci siamo candidati entrambi.
O ci ignoriamo o troviamo un modo.
È pieno di altri militanti, maschi fra l’altro, che si sono messi davanti e che sono intervistati. A questi gliela fa questa osservazione? Glielo vai a dire anche agli altri quello che hai detto a me?

I suoi racconti mi ricordano un passaggio del libro di Michela Murgia, “Stai zitta (e altre nove frasi che non vogliamo più sentire)” in cui riferisce degli episodi in cui un uomo ha detto “zitta!” a una donna: Raffaele Morelli a Michela Murgia, Ignazio la Russa a Concita de Gregorio, Mauro Corona a Bianca Berlinguer.

“Le aree semantiche che definiscono una donna che parla sono quasi sempre denigratorie. Se discorre è chiacchierona, linguacciuta, pettegola. Se ribatte è petulante, stridula, sguaiata, aggressiva.”

[Tratto da Stai zitta (e altre nove frasi che non vogliamo più sentire)”]
Imparare a riconoscere i modi in cui viene detto a una donna di stare zitta

Photo by goglik83/DepositPhotos

Quando emergi, disturbi sempre qualcuno

“Credo che sia la mia esuberanza: disturba.
La mia voglia di emergere, la voglia di brillare me ne rendo conto, la rivendico.
E poi mi sento rispondere: che cavolo vuoi?”

Qualche settimana fa, c’è stato un altro episodio simile.

“Probabilmente **** nelle ultime settimane è stato scorretto verso di me e la nostra alleanza iniziale nell’organizzare.
Ma aveva il suo scopo. Da comprendere. Il suo scopo non era sovrapponibile al mio.
Io suo “voltafaccia” non era contro di me personalmente, ma una difesa del suo scopo. Devo accettare la valenza “politica” di certe scorrettezze.”

Le faccio una domanda: ma com’è questa cosa che se è lei che vuole emergere, le viene rimproverato che vuole solo promuovere se stessa e se lo fa un uomo allora va’ capito perché stava solo difendendo il suo scopo?

“Non sono sicurissima che abbia a che fare con sessismo per quanto riguarda ****. Ma chissà!

Oltre che con **** è successa una dinamica antipatica con un architetto e collaboratore del conferenziere che abbiamo invitato. L’ho aiutato a essere invitato. Sono arrivata a scrivere un messaggio privato al sindaco perché fosse invitato.

Appena ha avuto i numeri di cellulare giusti è riuscito fino a farsi pagare viaggio e albergo.

Ieri c’era la cena col sindaco e io non ero stata invitata. Questo architetto non ha mosso un dito per tendere una mano indietro e riparare l’errore.

Son rimasta allibita.”

E di nuovo si ritrova zitta sul momento

Cosa c’è di strano nella sua voglia di brillare?

Che differenza c’è fra la sua voglia di portare avanti le sue iniziative e quella dei “colleghi” maschi?

Cosa succede dopo che è stata zittita?

Sa riconoscere i modi in cui viene zittita?

Bisogna studiare le tecniche dell’avversario per conoscere l’effetto che hanno su di noi.

Bisogna riconoscere le tecniche studiate per saper contenere l’effetto che hanno su di noi e saper replicare, senza lasciarsi fermare.

Perché, in fondo, ogni nostro obiettivo disturba qualcuno. Questo dobbiamo metterlo in conto. Ma senza provare a realizzarlo, sarebbe disturbata la nostra anima.

Verificare se i difetti attribuiti alle donne esistono davvero

C’è un altro ragionamento che non mi pare le sia chiaro e vorrei che, invece, lo tenesse ben presente.

“A questo punto non ci resta che uno strumento per orientarci nella vita: diligentemente verificare ogni volta i fatti che ci dicono, verificare e controllare se ciò che ci dicono o dicono di noi è vero, tutto il resto è opinione, sono grida al vento.

Le cose che contano, i principi, si fondano su verità e realtà e porca miseria è dimostrabile che le donne non sono necessariamente più stupide o più deboli degli uomini. È dimostrabile. A me interessano le cose vere e reali, cioè dimostrabili.

Tutte le cose, tutte le pecche che ci hanno voluto attribuire, sfido chiunque a dimostrare che esistono realmente. È dimostrabile che le donne non hanno necessariamente quelle pecche. E quando ci sono state imputate cose non vere lo si è fatto, ed è chiaro, che questa è stata la base, il puntello, il fondamento per la subordinazione delle donne. Impegniamoci a verificare tutto ciò che ci dicono di noi: è vero?

Margaret Atwood intervistata da Michela Murgia a proposito del suo ultimo libro “Questioni scottanti”

(Non vedo l’ora di sentirla con i suoi prossimi aggiornamenti, lo ammetto)

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Iscriviti alla newsletter!

Riceverai un nuovo articolo con l’aggiornamento di un percorso.

Torna in alto