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Un piano B per essere pronto se butta male

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Ci sono persone che si preparano in anticipo a un possibile peggioramento delle condizioni. Colgono i primi segnali e vanno avanti a raccoglierne altri. Ma non aspettano troppe conferme per iniziare a preparare un piano B nel caso, in effetti, avessero ragione.

Lui è così. Sta passando un periodo prezioso sul fronte privato, ancora di più da quando è nato suo figlio un anno fa e la relazione con la sua compagna è diventata più solida e consapevole del progetto insieme.

L’esigenza di un piano B si è attivata, in un primo momento, quando si è accorto che dedicava troppo tempo al lavoro e poi quando sono sorti dei contrasti con il titolare.

“Sul lavoro le cose non sono sistemate.
Si sono sistemate in una certa maniera dopo che ci siamo sentiti io e te.
Ma non riesco a fidarmi e si percepisce.”

I segnali che non danno fiducia

Mi racconta di situazioni in cui il proprietario sembra se la prenda, paradossalmente, se lui riesce a concludere buoni accordi con i clienti; altre in cui gli rimprovera di non trattare bene il resto del personale perché non dà molta confidenza, facendogli capire che non va bene il suo carattere riservato.

“Lui si altera quando io lo presso sulle questioni, quando dico che siamo lenti o magari percepisce che voglio fare carriera.

[…]

“Mi fa delle sceneggiate come se fossimo due fidanzati che litigano! Stavolta mi ha pesato 70 volte di più.

Prima ero super carico. Ora porto avanti il lavoro e basta. Mi snaturo proprio, eh, non è da me girare al minimo.”

A questi comportamenti che rendono difficile l’interazione ogni giorno si aggiunge che

Ci sono degli accordi che lui non rispetta mai. Di quello che mi doveva dare, mi ha dato il 50%. Una cosa del genere non la percepisco neanche professionale. Sull’ambito dei soldi, non voglio lavorare in amicizia.

Potrebbe succedere che devo andare via e non sono pronto.

Non posso accettare ancora determinati comportamenti.”

L’ipotesi del piano B

“Ho pensato questo. Mi sono un attimo fermato. Ho iniziato a pensare a tutte le alternative.

1) seguire il consiglio di mio fratello (mi ha dato il contatto di un head hunter)

2) devo imparare a propormi per lavorare con certe aziende

3) mi servono dei piani di autoformazione ulteriore.”

Gli scenari possibili

Da quando abbiamo iniziato il percorso di coaching mi ha dimostrato di essere molto autonomo, estremamente disciplinato e di saper mettere a frutto ogni elemento di miglioramento che compare nelle nostre sessioni.

Quindi, se mi dice che in 6 mesi è pronto, io non ho alcun dubbio.

Però, mentre mi parla, avverto il suo timore che succeda qualcosa (l’ennesima sceneggiata) nei prossimi mesi, prima che sia pronto.

Perciò gli chiedo di fare delle ipotesi sugli scenari possibili.

“Se vado via fra 6 mesi, mi va bene. In questo periodo mi sarò preparato.
Se le cose buttano male e io devo andare via fra 1 mese, non sono preparato. Questo è lo scenario peggiore e devo avere un piano anche per questo.

Io devo far sì che non succedano più quelle sceneggiate. Devo cercare di rimanere freddo, quieto.

Quella persona vicina all’amministratore, mi ha detto: “tu cosa fai?”

Non ci crede che non ho un piano B. Non ci credono che non ho un’alternativa.

Fino a 6 mesi fa le cose andavano meglio, ma era impensabile quello che ho in mano io ora.
Ho anche pensato e me lo dicono in molti: apriti un’azienda tutta tua.”

Prepararsi a preparare il piano B

Insomma, non gli basta preparare il piano B. Deve anche conservare un clima con il suo titolare che gli faccia prendere tempo. E, secondo lui, la strada da percorrere è “rimanere freddo, quieto”.

Gli chiedo se ha già degli strumenti per riuscirci e sì, ce li ha:

  • Ricominciare a fare meditazione
  • Ricominciare a leggere
  • Ricominciare a tenere il diario

Tutte attività che faceva in passato ma poi, entrato nel flusso dei ritmi altissimi di lavoro, aveva perso come buone abitudini.

Preparare un piano B per essere pronti al peggio
Photo by Krakenimages.com/DepositPhotos

“Quando tu sei dentro sembra una cosa enorme, infinita, irrisolvibile. Ho trovato una pace incredibile durante un viaggio in treno. Nella tranquillità per leggere, sono tornato indietro nel tempo. Ho ritrovato l’entusiasmo e quella sensazione di aumentare la creatività, di aprire 100.000 strade quando ne vedevi solo una.

Mi sono chiesto se le cose stanno andando così perché io non sto più tenendo il ritmo di prima.”

Gli ho suggerito anche di definire i “criteri” per riconoscere che è sul focus giusto (“rimanere freddo, quieto”) in modo da auto correggersi se torna l’indole che vuole fare pressione affinché l’azienda giri ancora meglio, ingenerando reazioni contrarie da parte del proprietario.

L’evoluzione

Questa sessione era di giugno dell’anno scorso, cioè quei 6 mesi necessari per preparare il piano B e ora posso finalmente raccontarne l’esito.

Prima di tutto, è riuscito nel suo intento di evitare qualsiasi comportamento che avrebbe potuto innescare “sceneggiate” da parte del suo titolare e questo gli ha consentito di vivere più serenamente sia il tempo sul lavoro sia, di riflesso, il tempo con la famiglia.

Ma c’è stata anche un’evoluzione inaspettata. Mentre era impegnato a sviluppare il piano B, sono migliorati anche i rapporti con il titolare ed è riuscito perfino a far rispettare le condizioni economiche promesse.

E, devo aggiungere, lui non è l’unico coachee che, pensando non si possa fare più nulla per migliorare le proprie condizioni in quell’azienda, inizia a guardarsi attorno e, nel farlo, finisce per ottenere miglioramenti proprio lì, dove la speranza era persa.

Spostando lo sguardo altrove e investendo su se stessi si acquista il giusto distacco dalla situazione in cui ci si trova male. Un distacco emotivo che spesso aiuta a muoversi in maniera più efficace (cosa difficilmente realizzabile quando si è “caldi” di sensazioni negative, delusioni, sfiducia).

(Ah. Ci saranno altri post su di lui perché in questi mesi mica ci siamo fermati a questi progressi!)
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