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Rispettare la priorità dei progetti di autonomia

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Il riepilogo dei momenti salienti all’interno di un percorso di coaching che ha trasformato una donna che abbandonava i suoi obiettivi in una donna che sa rispettare la priorità dei suoi progetti di autonomia e sa valutare le richieste di attenzioni che le arrivano. Leggi tutto

“Basta un nulla per non farmi rispettare la priorità sui miei progetti!”

Me lo disse un anno fa, nel colmo della sua frustrazione perché vedeva che i suoi obiettivi non procedevano. Osservava gli altri smarcare traguardo dopo traguardo e lei, invece, per un motivo o per un altro, non si dedicava con la stessa costanza. Non era una questione di non ho tempo, era piuttosto “qualsiasi cosa può diventare prioritario rispetto a ciò che faccio per me stessa”.

Le chiesi come avrebbe voluto sentirsi alla fine del percorso di coaching.

“Voglio sentirmi “incollata” sui miei progetti e disposta a sottrargli tempo solo per ragionevoli e giustificati motivi”.

La guardai con un sorriso amorevole stampato in faccia. Non era facile definire cosa fosse “ragionevole” e cosa fosse “giustificato”, ma c’era già in lei la consapevolezza che di volta in volta avrebbe dovuto imparare a mettere in discussione ciò che la distraeva invece di rispondere in automatico alla richiesta di attenzione.

Mi disse che aveva provato a organizzarsi meglio e qualcosa era certamente migliorato, ma non abbastanza. Per esempio, aveva letto che era una buona idea togliere le notifiche dallo smartphone e l’aveva fatto. Ma poi era lei stessa ad andare a controllare se qualcuno l’aveva cercata. Di fatto, vanificava lo stratagemma da sola.

Oggi siamo qui a chiudere ufficialmente il percorso e a congratularci l’una con l’altra perché:

“È scattato qualcosa. Una sorta di amore che prima non sentivo.

Ho spostato la mia attitudine a “prendermi cura” (che era prevalentemente indirizzata verso gli altri) verso i miei progetti.”

Una donna impara a rispettare le sue stesse priorità

Photo by AndreyPopov/DepositPhotos

“Dai, ricordami come ci siamo arrivate!”

La sto provocando. In realtà ho aperto il file con il nostro piano di lavoro. Non ho mai smesso di aggiornarlo da quando ha accettato il patto di coaching; non ho mai smesso di inviarlo anche a lei, insieme alla mail riepilogativa in modo che potesse avere sott’occhio come stavamo procedendo. Nessun passaggio è andato dimenticato, ma è così gratificante ripassare “cosa ha funzionato”!

Progetti e difficoltà da cui scappava

“Prima di tutto quella sessione in cui mi hai tenuta lì, con santa pazienza, a fare un elenco del tipo di distrazioni e delle motivazioni per cui le seguivo. Ti ho detestata durante, eh. Sappilo. Ma mi è servito, era necessario che avessi una visione obiettiva su come mi dedicavo ai miei obiettivi. Li prendevo davvero poco seriamente.

Alla fine mi hai anche consigliato quel libro, “Ego è il nemico”. Mi ha aiutata a capire che cercavo io stessa distrazioni perché mi sentivo in difficoltà sul progetto e cercavo io stessa evasione per non affrontare quelle difficoltà che ferivano il mio ego.”

Sì, dopo quella lettura si era ammorbidita molto con se stessa. Non nel senso che pretendesse di meno da se stessa, ma che accettava che ci fossero degli ostacoli per cui serviva più tempo (non meno), più impegno (non meno), più concentrazione (non meno).

“E poi te ne sei uscita con quella citazione che hai trovato sui social…”

“Sì, esatto. “There will always be friction before flow” di Tommy Rivs. Illuminante! Da quando l’ho incrociata ho iniziato a ripetermela ogni giorno e ogni volta che ero tentata di cercare distrazioni.

Ma l’ho colta perché avevamo preparato il terreno, sennò non credo l’avrei capita nel suo vero significato, sai?”

Mi ricorda un’altra coachee che in questi giorni ha scritto che “tutto smuove tutto”. È vero: quando si toccano i tasti giusti, si mette in movimento tutto il meccanismo di realizzazione dell’obiettivo prefissato.

Femminismo e priorità per se stessa

“Poi? Cos’altro?”

“Chiaramente quella sessione che, più che una sessione, mi è sembrato un dialogo alla pari. Abbiamo parlato di cultura patriarcale e di femminismo. Tutti argomenti di cui sapevo poco e non ho nemmeno nessuna amica con cui confrontarmi su questo argomento. Anzi, ora penso che sia loro che io siamo molto condizionate senza rendercene conto.

Quel giorno mi è apparso chiaro che abbandonando i miei obiettivi, trascurando la mia realizzazione, stavo facendo il gioco del patriarcato. Da lì è iniziata la mia ricerca personale sul femminismo per approfondire ancora di più. Te ne sono grata, davvero.”

“E qualche mese dopo hai avuto l’intuizione di prendere una sorta di “patente di femminismo”, dandoti o togliendoti dei punti in base a quanto stavi “incollata” ai tuoi obiettivi o te ne allontanavi (quando non si trattava di ragionevoli e giustificati motivi). Geniale! Mi hai stupita! D’improvviso sei diventata anche creativa!”

“È vero. Non sono mai stata particolarmente creativa. Ma chissà. Magari è solo l’inizio. Comunque, ogni sera, mentre mi mettevo lì ad assegnarmi i punti, ragionavo sul “giustificato motivo” e diventavo sempre più consapevole che raggiungere i miei obiettivi significava andare contro al patriarcato. Spesso era “giustificato” dal patriarcato e implicitamente mi autorizzava a mettermi da parte, non certo a realizzarmi.

Da cosa ti accorgi che sai rispettare la priorità dei tuoi progetti?

“Dal materiale che produco e da tutte quelle app per l’organizzazione che ora sì (mica prima!) mi aiutano a tenere traccia del tempo, delle attività che smarco, … Uh! Anche dal mio smartphone che ogni settimana mi riepiloga quanto tempo lo uso: pian piano il tempo di utilizzo è diminuito e ora si è stabilizzato su un minimo indispensabile.”

“Un minimo indispensabile ragionevole e giustificato pure lui!”

“Ahah! Sì, esatto!”

Ci salutiamo con la promessa di restare in contatto.

So bene, e lo sa anche lei, che è iniziato il suo riscatto.

Appena chiudiamo il collegamento la mia fantasia corre ai momenti futuri, a quando mi racconterà che ce l’ha fatta con quegli obiettivi che la portano all’autonomia e di cui mi ha accennato in diverse occasioni.

Io, come sempre, come per tutti, avrò la certezza che posso archiviare il ricordo della prima sessione conoscitiva perché, nel frattempo, lei è solo andata avanti.

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