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Riempire il vuoto in maniera costruttiva

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Ogni mancanza genera in noi una domanda: come riempire il vuoto?

La mancanza di soldi (insufficienti a soddisfare i propri bisogni), la mancanza di riconoscimento del proprio valore (insufficiente a sentirsi apprezzati), la mancanza di dimostrazioni di affetto (insufficienti a sentirsi amati), la mancanza di sogni e obiettivi più grandi (necessari per dare un senso alla propria vita).

“Ho sempre questo senso di solitudine. Mi sento sempre sola, la mattina in treno sono da sola, mangio da sola in ufficio, mi ero fatta una compagnia di amicizie in treno e, per varie ragioni, non ci incontriamo più.

Probabilmente sono io che devo cambiare registro, essere più positiva, essere più grintosa.

Anche le amicizie ultimamente non vanno a gonfie vele. Molti sono in coppia. Io sono qui, da sola, a 33 anni. Cos’ho di sbagliato?

Tutto questo nell’insieme mi porta a pensare negativo, a essere un po’ fiacca, poco fiduciosa, un po’ disillusa.”

Fiacca, poco fiduciosa, disillusa ma non così tanto da non voler provare comunque a cambiare le cose. Del resto, questa sessione, proprio mentre è in pausa pranzo, è un modo costruttivo che ha trovato per sfruttare il vuoto invece di riempirlo a caso.

Non credo mi stancherò mai di ripeterle e riconoscerle quanto è cresciuta negli ultimi tempi.

Il primo obiettivo a cui ci siamo dedicate era la ricerca del lavoro: ora ha la sua autonomia finanziaria, nel settore in cui ha sempre voluto essere, in un ambiente in cui si trova bene.

Con la testa libera dal pensiero dello stipendio, si è dedicata a un altro obiettivo: rimodellare il suo corpo. Ha scoperto di avere anche lei disciplina, di amare attività sportive che non aveva mai messo in conto ed è fiera dei risultati che ha raggiunto.

Ora è giunta a questa nuova esigenza: i momenti di confronto con gli altri le ricordano che ci sono dei traguardi che non ha ancora raggiunto (essere in coppia, per esempio. O avere delle amicizie in cui si senta accolta e davvero a suo agio).

Riempire il vuoto in maniera costruttiva
Photo by Velizar Ivanov on Unsplash

Riempire il vuoto guardando da un altro punto di vista

Proprio in questi giorni sto leggendo il libro di Miyamoto Musashi (ca. 1584-1645), scrittore e ronin, cioè samurai senza padrone.

Era convinto che il nemico da abbattere non fosse un altro, ma lui stesso. Divide la sua opera in 5 capitoli: terra, acqua, fuoco, vento, vuoto.

Le cito un passaggio che mi ha molto colpito e chiude tutto il libro:

“Invece, se osserviamo le cose secondo i principi generali del mondo, sempre validi nell’ottica della vera via, ci accorgeremo dell’esistenza di molti pregiudizi e parzialità, nonché di distorsioni effettive, che si discostano dalla vera via.
[…]
Prefiggetevi di migliorare, grazie a una mentalità illuminata, giusta e comprensiva.
Cercate di considerare la via come il vuoto, e il vuoto come la via.
Nel vuoto non ci sono il bene e il male: c’è la saggezza, c’è il principio e c’è la via. La mente è il vuoto.”

[Tratto da “Il libro dei cinque anelli”, Miyamoto Musashi]

Riempire il vuoto smettendo di giudicarlo

Partendo da quel vuoto, quanto e cosa deduciamo sulle nostre capacità?

Mi chiedo (e le chiedo) quanto di quel vuoto è frutto della nostra incapacità di cogliere tutti i segnali (non solo quelli negativi).

“Ti faccio un esempio positivo.
Il giorno del mio compleanno, c’era un’orchidea sulla mia scrivania.
Mi chiedo come mai vedo questo gesti, ma non gli do peso mentre, al contrario, rimugino spesso sulle cose brutte.”

È più portata a notare il negativo, ragionare sul negativo, sviscerare il negativo. Dedica molto più tempo al negativo che al positivo.

Cosa accadrebbe se sviscerasse il positivo che le capita tanto quanto sviscera il negativo? Cosa accadrebbe se vedesse tutto ciò che le manca scegliendo il punto di vista di Miyamoto Musashi: “nel vuoto non ci sono il bene e il male: c’è la saggezza, c’è il principio e c’è la via”?

Il principio! Il vuoto è il principio della via verso il benessere!

Ricorda di riempire il vuoto in maniera costruttiva

“Analizzando centinaia di squadre, Losada ha scoperto che le più efficienti avevano un rapporto positivo/negativo di almeno 2,9 stati d’animo positivi per ogni momento negativo (questa positività ha comunque un limite superiore: al di sopra di un rapporto di circa 11:1, le squadre sembrano diventare troppo frivole per essere efficienti). […] Questo stesso rapporto vale, in generale, anche per le persone che hanno successo nella vita.”

[Tratto da “Focus. Perché fare attenzione ci rende migliori e più felici”, Daniel Goleman]

La solitudine in pausa pranzo, la solitudine in treno, …

Può sfruttare quei momenti per scrivere le cose belle che le accadono. I primi tempi magari farà fatica, ma poi ci prenderà la mano.

“Non preoccuparti se sei discontinua all’inizio. Come per gli allenamenti, fare (anche fare poco) è importante. Un giorno ti accorgerai di essere diventata disciplinata nel farlo perché ci proverai gusto. Succederà quando ti renderai conto che anche quegli appunti saranno un altro modo di guardarti allo specchio ed essere fiera di te.

Ricordi cosa mi hai detto subito all’inizio? “Probabilmente sono io che devo cambiare registro, essere più positiva, essere più grintosa.”

Attraverso questo esercizio, smettendo di giudicare te stessa e iniziando a guardare il vuoto come l’inizio della via, esercitandoti a portare in equilibrio gli aspetti positivi e negativi, ti ritroverai ad aver cambiato davvero registro (come desideri), ad essere più positiva e più grintosa (come senti di voler essere).

La sua voce torna squillante com’è quando è felice, sollevata, fiduciosa.

E soddisfatta di sé. Perché ha avuto conferma che conosceva già la via.

Abbiamo tolto quel giudizio sul vuoto che le impediva di intraprenderla e percorrerla fino in fondo.

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