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La pianificazione per evitare di essere dispersiva

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La necessità di una buona pianificazione può arrivare come feedback osservando come sono andate le cose fino ad un certo punto della propria vita.

lei era giunta a una consapevolezza:

“Fondamentalmente credo che il problema sia non avere le idee chiare.

Ma essere cosciente di questo non basta, evidentemente.”

La pianificazione per evitare la dispersività
Photo by Kreated Media on Unsplash

Si era mossa in modo particolare fin dal primo momento.

Mi scrisse una mail senza davvero chiedermi nulla di preciso. Più che altro erano riflessioni ad alta voce che aveva voluto condividere con me dopo aver letto uno di questi articoli in cui racconto alcuni momenti dei percorsi di coaching.

Cercai di risponderle sulla stessa linea, senza nessuna volontà di convincerla e nessuna speranza di sentirla di nuovo. Volevo solo scriverle qualcosa che le facesse bene in quel momento.

Poi mi stupì:

“Dopo due mesi e mezzo ti rispondo.

Ti ringrazio, come prima cosa, del tempo e delle parole che mi hai dedicato e che ho letto più volte.

Ti avrei voluto ringraziare subito ma non mi sentivo pronta per andare avanti e allo stesso tempo non volevo chiudere lì lo scambio di messaggi perché mi sembrava di perdere un’occasione, così la mia risposta è rimasta lì nell’aria, in sospeso, fino a oggi.

Beh, se è possibile vorrei approfittare della prima sessione gratuita per conoscerci meglio. E capire da entrambe le parti se c’è qualcosa su cui lavorare.”

Del primo incontro ricordo i suoi capelli cortissimi che valorizzano benissimo il suo bel viso armonioso, la consapevolezza della necessità di decidere su cosa concentrarsi, il bisogno di una pianificazione che imbrigliasse la sua dispersività, la volontà di dimostrarsi di saper fare.

La sessione successiva mi parlò dell’esigenza di un “tempo proficuo e costruttivo”

“A differenza di quanto è successo finora, incomincio poi lo sospendo, poi lo riprendo, …

Da quando ho iniziato questo percorso artistico, a quest’ora avrei un altro tipo preparazione.

Se non lo fai in maniera costante e comunque anche con un obiettivo, rimani sempre allo stesso punto.”

Voleva dedicarsi con costanza a una particolare forma d’arte e migliorare la tecnica (conseguenza implicita, dal suo punto di vista, se sei costante).

Cosa accadeva senza pianificazione?

“Finora, per fare pratica, principalmente mi sono affidata a tutorial a volte trovati in giro, a volte seguendo persone che li fanno più mirati.

Non noto tutti questi risultati, più o meno le cose mi sembrano simili. Passa del tempo.

A volte ho avuto la sensazione di andare un po’ a casaccio.

Almeno, apparentemente, seguo un tutorial, faccio delle cose, le finisco poi non c’è una vera e propria strada che mi sono organizzata.

Non c’è una strada già stabilita che io possa dire, ora vado avanti seguendo, un po’ come un programma di scuola.”

Era in grado di fare quel programma da sola?

“Dovrei cercare di consultare un paio di libri sulla pittura.

Penso che tramite quei libri e magari alcune ricerche, sicuramente potrei provarci.”

Cosa poteva impedirle di riuscirci?

“Quello che mi frega è un po’ il lavoro.

Te mi fai questa domanda, la prima cosa che mi viene in mente è se nel contesto degli impegni quotidiani ce la faccio.

Quindi devo sicuramente trovare il tempo. È fattibile trovarlo. Probabilmente è più fattibile trovarlo avendo una pianificazione.

Perché andando sempre a caso, come ho sempre fatto, perdo tempo per la preparazione, non so nemmeno cosa mettermi a fare, mi rendo conto che non ce la faccio. Finisce che mi dico: ho poco tempo, per oggi lasciamo stare. E passa dell’altro tempo improduttivo.”

Quali strumenti useresti per non perderti nell’organizzazione del materiale?

“Scrivendo, facendo un elenco diviso.

Mi vengono in mente i capitoli di un libro.

Dove c’è il capitolo e paragrafi.

Potrei guardare se ci sono dei programmi per vedere come vengono fatti.”

Le consigliai le “mappe mentali” per organizzare la mole di materiale, in particolare un software con cui io mi trovo molto bene.

Era entusiasta all’idea.

Per la prima volta stava dando meno peso all’eredità del suo passato dispersivo e spostava più carico emotivo sulla fiducia che il futuro dipendesse delle piccole scelte quotidiane.

“Il passaggio pratico mi serve tantissimo. Faccio un sacco di nuvole mentali e poi mi ci perdo.

Questo aspetto pratico è fantastico.

Da una parte sento che mi sprona subito.

Mi toglie da questa sensazione di non stare qui.

Mi fa venire quella voglia di fare subito. Mi piace.

Mi piace programmare le cose, poi c’è questo aspetto così in aria e prende il sopravvento.”

L’accordo sulla privacy mi vieta di mostrarti il lavoro accurato che ha fatto.

Ma meriterebbe perciò cercherò di descrivertelo.

Devi immaginare i macro argomenti in circolo che si diramano negli argomenti secondari; devi pensare all’intuizione di inserire i link ai tutorial in modo da sapere esattamente come recuperare quel video. Se allargassi lo zoom vedresti le note con i tempi dei tutorial (per sceglierli a colpo d’occhio e incastrarli nei momenti della giornata) e anche i tempi per l’esercizio pratico (aggiunti in un secondo momento perché, mettendo in atto la pianificazione, ha scoperto che possono essere molto più lunghi di quel che poteva sembrare).

Qualche mese dopo

“Mi chiedi come mi sento, e io ti rispondo che non ho ancora esaurito la carica di cui ti dicevo anche durante la telefonata! È come vedere una luce in lontananza e camminare per avvicinarsi, seguendo la sua direzione, come una stella, un qualcosa che, anche se ti distrai un attimo, quando ti riguardi intorno per orientarti è lì che ti aspetta, al posto del buio totale.

So benissimo che questa è solo una parte del cammino, ma aver iniziato a percorrerlo con passi più decisi fa una gran bella differenza! …in realtà mi saresti servita in molte occasioni della vita, visto che quello che stiamo affrontando insieme riguardo questa forma d’arte è sicuramente un fac simile di tante mie situazioni. Ma intanto, va bene così!”

È una pianificazione “morbida”.

I tempi della sua passione rispettano i tempi del suo lavoro, del suo carattere, degli altri progetti.

Come mi ha confermato qualche settimana fa

“Ti dico come mi sento, adesso, in questo preciso momento della mia vita: ho bisogno di osservare ancora un po’. Non stando ferma come spesso mi è accaduto, ma facendo, andando avanti con l’approfondimento e la pratica, ho bisogno di vedere questa strada che si rafforza.  

Probabilmente hai ragione, dovrei puntare più in alto. E, se non ci fosse altro in ballo, credo che arrivati a questo punto coglierei subito la palla al balzo perché ci sei tu che riesci a spronarmi… ma visto che c’è anche altro, voglio godermi un po’ questa mia voglia di sperimentare, andare avanti con tutte le lezioni e rendere più forti le basi, visto che sento che sta succedendo; fare le altre cose previste nella mia pianificazione e vedere come me la cavo andando avanti.

Vorrei godermi un po’ questa leggerezza acquisita anche grazie a te… visto che su altri fronti mi sento messa abbastanza alla prova.

Tra qualche tempo immagino che ci sarà modo di riflettere sul percorso fatto e su quello ancora da fare.”

Sì, ci sarà modo. L’importante è che questo lasso di tempo che sta vivendo sia “proficuo e costruttivo”, come lo voleva lei.

Ogni tanto mi riguardo l’opera che ha fatto solo per me e mi ha spedito.

È la prima che esce dalle sue mura familiari (ebbene sì, sono io che ho questo onore).

Sogno che le sue opere siano esposte in altri luoghi e abbiano una certa visibilità.

Ultimamente mi immagino che questa passione si armonizzerà con un altro progetto che lei ha in cantiere.

Ma questo non gliel’ho ancora detto.

Ah, già, glielo sto dicendo ora.

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