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Padrona del mio tempo significa poter scegliere

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Eravamo a giugno. Mi disse “voglio tornare padrona del mio tempo” e, per com’era la situazione allora, mai avrei pensato che 6 mesi dopo sarebbe stata così soddisfatta di se stessa. Non per sfiducia in lei, intendiamoci. Piuttosto perché il suo settore è caratterizzato da una mentalità in cui “è normale” ciò che dovrebbe essere un’eccezione e perché la sua situazione era estrema.

Le sue parole rendono meglio di quanto possa fare io:

“La vita in cui sono padrona del mio tempo è una vita che si trasforma da un gigantesco “non puoi” ad un altrettanto gigantesco “puoi fare tutto ciò che vuoi“. Se potessi descrivere in una frase il senso di cosa mi manca e cosa voglio dalla vita, sarebbe esattamente questa qui. Perché la mia vita ora è come se fosse divisa in due: da una parte c’è il lavoro, che sì mi piace, è stimolante, mi mette alla prova, ma si prende la totalità del mio tempo e delle mie energie togliendone a tutto il resto, colonizzando anche il resto in modo a dir poco invasivo (mi trovo a parlare di lavoro in famiglia, le uniche amicizie che frequento sono colleghi, gli unici viaggi che faccio sono legati al lavoro etc…).

In questo senso la mia vita è come un gigantesco “non puoi”: non puoi fare l’abbonamento alla palestra perché tanto tra 2 mesi traslochi e lo butti, non puoi comprare qualcosa che ti piace o ti serve, perché il “mi piace? Mi serve?” è subordinato dal “mi entra in valigia?”, non puoi frequentare quel corso che ti interessa o partecipare a quell’evento perché capiterà sempre in un giorno un cui devi lavorare, non puoi coltivare rapporti e amicizie fuori dal lavoro, non puoi stare vicino alla famiglia come vorresti, così ti senti in colpa e passi le ferie dai tuoi genitori invece di programmarti un viaggio e così via. […]

Non ho tempo. Se dovessi riassumere la mia giornata tipo in un’immagine, sarebbe questa: sempre di fretta, sempre in ritardo, sempre oberata, sempre 2, 3, 5 ore di straordinario al giorno; mangiare? Chi ha tempo? Una passeggiata? Sono stanca. Lavoro e dormo, dormo e lavoro. 

Vorrei davvero che nella mia vita ci fosse spazio anche per altro, vorrei tornassero i sorrisi, i colori, l’energia, la vita. Tutto ciò che ero e che mi manca molto. La vita è troppo breve per pensare alle aspettative degli altri!”

Dura, eh, con questi presupposti.

Senza contare che lei aveva infarcito la sessione conoscitiva di “mi basterebbe” e di “quanto meno”, due indicatori molto lontani dall’essere padrona del suo tempo.

Le avevo chiesto lo sforzo di “allargare” quei limiti che lei stessa metteva alla qualità della vita che pensava di poter raggiungere.

“La mia vera vita, quella in cui sono padrona del mio tempo, mi permette di scegliere: voglio lavorare, voglio stimoli e sfide nel mio lavoro, non mi spaventano le responsabilità, ma ho bisogno di autonomia nella gestione di compiti, orari e obiettivi (so farlo, gestire il tempo e portare a termine gli obiettivi è la cosa che mi riesce meglio), voglio potermi programmare la giornata per gratificarmi con cose che mi fanno stare bene (andare dal parrucchiere, visitare un museo, andare a trovare i miei, frequentare un corso, fare una passeggiata in bicicletta, fare un aperitivo con le amiche), voglio equilibrio tra vita privata e lavoro.

Voglio essere presente per la mia famiglia e i miei amici, passare del tempo di qualità con loro, tempo in cui mi diverto e non si finisce a parlare della giornata storta che ho avuto al lavoro (anche perché sai che noia starmi a sentire! Ad avere un’amica così cambierei il numero di telefono!).

Voglio che la mia vita sia fatta di tante cose, perché io sono tante cose, e tenermi fissa in un solo ruolo mi appiattisce, mi appesantisce e non mi fa esprimere al 100%. Essere padrona di me stessa, scegliere, smettere di sentirsi perennemente in colpa perché non arrivo dappertutto, uscire dalla gabbia, e soprattutto riuscire a staccare completamente il cervello dal lavoro una volta varcata la soglia dell’ufficio. Ecco, forse questa avrei dovuto metterla per prima, o forse bastava solo questa frase qui.”

Padrona del mio tempo. La misura della soddisfazione.

Ci fu un prima e c’è un dopo, che messi a confronto riempiono il cuore di soddisfazione.

Com’era in principio6 mesi dopo
“Non mi sento apprezzata e valorizzata sul lavoro”“Il direttore si è offerto di mediare con i vertici per farmi avere una gratifica economica”
“Non so dire di no”“Ho cominciato a dire di no, a far rispettare il mio tempo libero e le pause. Mi sono ripresa il giorno libero e mi sono rifiutata di fare straordinari non pagati.”
“Vivo un ambiente competitivo e stressante”“Ho selezionato una cerchia di colleghe con cui mi capisco al volo e mi supportano. Ho iniziato a responsabilizzare le ragazze del mio team formandole in modo da riuscire a delegare più cose.”
“Sono una persona triste e aggressiva”“Sono più calma, più serena, se mi arrabbio dura poco”
“Mangio in modo sregolato e ingrasso”“Ho ricominciato a cucinare i miei pasti, mi concedo una passeggiata dopo il lavoro”
“Parlo di lavoro anche in famiglia e con gli amici”“Ho passato una bella giornata con i miei genitori, quando li chiamo riesco a parlare anche di altro, di libri, di politica, attualità, di interessi e progetti.”
“Sento di non essere me stessa”“Sto riscoprendo me stessa, esprimo tranquillamente le mie opinioni e i miei punti di vista”
“Sono perennemente di fretta”“Uscendo in orario e prendendomi il giorno libero riesco a far tutto”
“Mi vedo brutta, ingrassata, stanca e invecchiata”“Ho un aspetto più sano e riposato : anche tu hai detto di avermi vista in forma 😁”

È giunto il tempo di lasciar crescere l’autonomia

“Grazie per il supporto, in effetti sono molto contenta di quello che sono riuscita ad ottenere in nemmeno 6 mesi: le cose sono cambiate in meglio ed è stato possibile perché mi sono resa io artefice del mio destino, senza vittimismi e prendendomi la responsabilità delle mie scelte. Grazie infinite per l’orientamento e il supporto. 

Sono d’accordo con te sul fatto di non aver bisogno di sollecitazioni o supervisioni ulteriori, almeno per il momento: più avanti può darsi di sì, anche in un’ottica di futura crescita personale.  […]

Se ti farà piacere ti terrò aggiornata sugli sviluppi futuri.”

“Se mi farà piacere”? Stai scherzando, spero!

Voglio sapere tutte le meraviglie che realizzerai con il tuo tempo conquistato!

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