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Il coraggio di far crescere il tuo progetto!

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Non di rado capita di avere un’idea e di sentire il bisogno di sostegno mentre si prova a realizzarla. Nei feedback esterni si cerca il coraggio di crederci.

“La devi prendere in mano la tua idea, la devi far crescere!”

Lei non l’aveva presa bene. Si era sentita abbandonata a se stessa.

Le chat in cui condivideva il suo flusso di pensieri creativo venivano ignorate. Non capiva perché riceveva indietro tutto quel silenzio. Ipotizzava, ipotizzava, ipotizzava.

Le persone mi tirano giù: aspetta che le metto un po’ di zavorra.

Abbiamo dovuto allargare il suo punto di vista sulle intenzioni degli altri.

Scenari plausibili e scenari probabili

“Ancora una volta lo scenario che è stato giudicato più probabile era indiscutibilmente più plausibile, uno scenario più coerente con tutto quanto si sapeva in merito […]

Hanno elaborato un complicatissimo scenario e insistito a definirlo altamente probabile. Non lo è: è solo una storia plausibile.”

[Tratto dal libro “Pensieri lenti e veloci”, Daniel Kahneman]

Quante volte lo facciamo?!

Tutti quanti, eh!

Prendiamo qualche informazione, la mettiamo insieme in modo coerente con la nostra intuizione o qualche percezione di noi stessi in rapporto con gli altri che si è consolidata nel tempo, aggiungiamo dettagli che rendono la nostra teoria “plausibile” e, in men che non si dica, il “plausibile” è diventato “probabile”, poi “altamente probabile” e infine “è sicuramente così”.

“Le persone mi tirano giù: aspetta che le metto un po’ di zavorra.

Il coraggio di abbandonare la zavorra

Eppure sembra che la zavorra sia nella sua mente e gli altri la stiano invitando a lasciarla andare.

“Mi dicono sempre: semplifica le cose.”

Moltissime persone complicano per paura di non aver dimostrato abbastanza il loro valore. Ci vuole molta consapevolezza di sé per semplificare, per essere fiduciosi che quel poco che verrà detto o fatto o scritto avrà un impatto.

A prescindere da quali fossero le intenzioni degli altri (che non scopriremo mai davvero), abbiamo trasformato questa frase:

“La devi prendere in mano la tua idea, la devi far crescere!”

In un invito a credere in se stessa e nelle sue idee per trovare il coraggio di realizzarle.

L’abbiamo visto come un invito a prendersi la responsabilità del suo progetto senza aspettare che arrivino da fuori gli incoraggiamenti e le conferme sul modo di procedere.

Poi è arrivata quella sessione in cui ha annunciato:

“È tutto chiaro. Il disegno è arrivato.

La paura di brillare, ti ricordi? Si uniscono anche quei puntini lì.

So cosa devo fare.

Mi sento sturata! Sai? Come un lavandino!

Tu mi aspettavi qui! Lo sapevi che saremmo arrivate qui!”

Il coraggio di dare vita al proprio progetto
Photo by Marivi Pazos on Unsplash

Sì, lo sapevo.

Prima, però, dovevamo farle capire che inondare gli altri di tutti i suoi pensieri per ricevere continuamente dei feedback la faceva percepire come insicura e richiedeva agli altri moltissimo tempo (che non avevano) per risponderle. Insomma, il suo modo di comunicare aveva costretto gli altri a ignorarla per sopravvivere al suo flusso di pensieri. Da ciò anche quella chiusura:

“La devi prendere in mano la tua idea, la devi far crescere!”

Seguiva un silenzio per farle scoprire le risorse dentro di lei.

“La devi prendere in mano la tua idea”, non era per lasciarla sola, ma per spronarla a credere in quello che desiderava realizzare.

Del resto, lei stessa si era resa conto che qualcosa non tornava quando affermò:

“Gli strumenti in casa ce li ho, ma non riesco a tirarli fuori.”

Che è una consapevolezza frequentissima quando vengo contattata.

Quello che facciamo insieme è cambiare la prospettiva sul problema e poi iniziamo a

“ordinare lo sguardo in una certa direzione”

Luigi Ghirri

Sono convinta che non riuscisse a tirar fuori quegli strumenti perché non era ancora chiaro che doveva credere nella sua capacità di far crescere il progetto.

Perciò cosa avrebbe dovuto tirar fuori? Per far cosa?

Giustamente, lasciava tutto lì. Ma ora che il disegno è arrivato, non sarà un problema tirare fuori lo strumento giusto al momento giusto.

Il coraggio di convincere

“Adesso li devo convincere. Ho capito che li convinco con il mio lavoro.

Prima la prendevo sul personale, prima mi ripiegavo su me stessa.

Adesso invece rimango solida.

Mi sono detta: bene! valorizziamo questo errore che ho fatto!

In seguito a questo scambio con questa ragazza, tutto quello che ho fatto in questi 9 mesi e la motivazione per continuare a farlo, sta tutto nel montare questo progetto.

C’è un sacco di potenziale.”

Un sacco di potenziale in lei!

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