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Tanto ormai è l’inizio dell’evoluzione dei pensieri

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Stavo condividendo molte poche sessioni ultimamente. Mi ripetevo spesso che avrei ricominciato a prendermi cura del blog dopo aver portato a termine un progetto che occupa molto dei miei pensieri, perché “tanto ormai”, mese più mese meno, non faceva tanta differenza.

Finché mi ha contattato lei a inizio anno, con i suoi obiettivi

«che ho sempre in proposito tutti gli anni»

Con la volontà di uscire da questo loop in cui

«Faccio faccio faccio e poi mi blocco»

Durante la sessione conoscitiva, mentre mi illustrava i suoi progetti, mi aveva colpito il suo desiderio di essere informata.

Sorridendo di sé mi aveva detto:

“La teoria la so tutta!”

Io non l’ho messo in dubbio. C’erano diversi segnali che mi confermavano le sue affermazioni e altri che facevano percepire che c’era qualcosa che la rendeva inefficace sull’agire.

Durante la prima sessione, entrando nello specifico, ci siamo imbattute in una convinzione depotenziante:

«beh, tanto ormai!»

Un pensiero apparentemente innocuo e banale, ma con effetti negativi quotidiani e a 360 gradi. Uno di quei pensieri che, se prima avevi fatto un passo avanti, dopo te ne fa fare 2 indietro.

«Come visualizzi il pensiero “beh, tanto ormai”»?

«Come una biglia che si è messa in movimento su un piano inclinato.»

Immagine suggestiva ed efficace di un movimento che non c’è modo di fermare. Come se, una volta avviato, non ci fosse più nulla da fare (“tanto ormai”) salvo fissare il suo rotolare e assistere impotente agli eventi.

A quel punto, con un paio di mie domande, ha scoperto che dietro quel pensiero

«C’è il non capire che in qualsiasi momento posso cambiare direzione.»

Chi può cambiare direzione?

Tanto ormai

Photo by Kasper Rasmussen on Unsplash

Lei o la biglia?

Entrambe, in realtà.

Riprendere il controllo della biglia significa anche riprendere il controllo delle sue azioni, nella direzione del suo traguardo.

Non è stato piacevole guidarla a visualizzare tutti quei momenti in cui si è detta “beh, tanto ormai”, uno accanto all’altro.

In quelle singole occasioni aveva lasciato che le situazioni andassero per la piega presa, allontandola dalla concretizzazione dei suoi obiettivi.

Di nuovo la teoria le era chiara, ma c’era un però.

Non la vedevo serena ogni volta che pronunciavo le parole “movimento” “controllo”; si irrigidiva tutta. Per questo ho pensato di seguire la sua stessa metafora.

Poteva pensare di fermare la biglia? Si immaginava di riuscirci? Cosa poteva dirsi nei momenti in cui mollava pensando che “tanto ormai” non c’era più nulla da fare?

“Io posso fermare la biglia!”

Le ho raccomandato di essere morbida con se stessa. Esigente e anche comprensiva. Le due cose non si escludono. La disciplina ferrea non fa bene a tutti. Per qualcuno è una forzatura controproducente.

Abbiamo anche aggiunto uno strumento molto semplice che le serve a correggere la percezione di un altro pensiero:

“Ecco, di nuovo!”

Insieme abbiamo deciso il modo più comodo per lei per monitorare i suoi progressi. Ha scelto di segnare sul calendario con una spunta ogni volta che ferma la biglia e con una croce ogni volta che la lascia andare.

Ieri, aprendo la sua email con la foto di tutte quelle spunte di cui è molto soddisfatta, non ero francamente stupita.

Avevo già capito dalle sue espressioni che non avrebbe avuto alcuna difficoltà, anche se lei dubitava, ricordando i suoi tentativi del passato. Ma ho imparato con l’esperienza a evitare di contrastare queste perplessità, lasciando parlare i fatti. In fondo è proprio bello così, immaginarla contare ogni “ce l’ho fatta”, “ce l’ho fatta”, “ce l’ho fatta”, … e vederla gonfiarsi di orgoglio.

Perciò ho pensato che fosse ora di interrompere anche i miei “tanto ormai” per ogni sessione interessante non raccontata e che proprio lei meritasse questo post, come ricordo di un pensiero che teneva me lontana dai miei lettori e lei lontana dai suoi traguardi.

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