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Dovresti essere un supereroe o un leader?

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Sì, l’ho capito che vuoi essere un supereroe. Vorresti salvare le persone a cui vuoi bene, desideri evitare loro ogni disagio. Tutto questo è molto nobile. Peccato che le tue stesse preoccupazioni mettano un dubbio: non è il ruolo che ti serve per realizzare il tuo obiettivo.

“Sono andato più a fondo e, ad esempio, mi ha detto che lei non vuole più […] E devo verificare che […]; non vuole faticare a […] e quindi nella ricerca ci devo mettere questi parametri […]”

Mi hai mandato una mail piena di frasi come questa, in cui ci sono persone che hanno difficoltà ed esigenze; tu devi trovare soluzioni per tutti quanti.

Più andavo avanti nella lettura, più scorrevano nella mia mente le immagini di Superman.

Un dramma in corso, lui appare, le persone si affidano:

“Pensaci tu, Superman! Grazie, Superman!”

E poi tornano alle loro occupazioni più piacevoli: mangiare un gelato, baciarsi, ridere.

Tanto c’è il supereroe che si occupa di tutto.

Mai visto nessuno di loro dire:

“Ti serve una mano, per caso?”

Che non avrebbe significato mettere in dubbio i suoi poteri, per carità, ma mostrare un minimo di empatia per quell’essere che si stava facendo carico delle sorti del mondo.

Se la memoria non m’inganna, quel Supereroe (come molti altri) ogni tanto se ne andava nel suo rifugio, a cercare la solitudine vera, stanco di quella vissuta fra persone a cui non poteva confidare le sue stesse fragilità e perplessità.

Un po’ si trattava di orgoglio suo, un po’ non faceva parte del personaggio. Perché, insomma, la tensione narrativa prima di tutto. Solo che questa è la vita vera e nessuno ha i super poteri, nemmeno tu.

Vuoi essere un supereroe ma ti serve di più essere un leader!
Photo by Kevin Lee

Ti manca una decisione che non hai ancora capito di dover prendere.

“Una delle capacità del leader è quella di saper ispirare. E credo tu sappia farlo.

Ma temi la responsabilità di aver creato una visione nella mente dell’altra persona e che quest’altra persona un giorno possa pentirsi di averla seguita.

In sostanza significa che sei consapevole di non poterle promettere soldi a palate e una vita agiata, nel senso che non hai dati concreti a suffragare questa “visione”; in più, te la immagini già mentre rimprovera se stessa, per averti seguito, e te, per averla illusa.

Neppure Martin Luther King poteva promettere “conquisteremo certamente la parità dei diritti” (sulla base di quali prove avrebbe potuto dare quella certezza?) eppure ispirava quella visione.

Nemmeno poteva garantire che nessuno avrebbe maltrattato i suoi sostenitori nel cammino verso la libertà. Anzi, glielo diceva chiaramente, in modo molto franco e onesto.

Un leader fa questo: ispira il cambiamento e le persone accettano di andare incontro ai rischi del caso, pur di seguirlo.”

Il desiderio di apparire come supereroe e l’esigenza di essere leader.

A volte vuoi che ti seguano nella tua visione e ti comporti da leader, ma poi ti senti in colpa a ispirare qualcosa che non puoi garantire; e allora smetti di alimentare quell’idea di futuro o peggio ancora, la prospetti pessimista e terrificante, così sai che tuteli tutti quanti dalle tue scelte “romantiche”.

Altre volte ti fai carico di tutto e li tieni lontani da ogni preoccupazione come se il Supereroe fosse tornato in città a rimediare l’irrimediabile.

Se ti metti nei loro panni, come dovrebbero sentirsi nei tuoi confronti?

Devono attivarsi loro o fai tutto tu? Devono seguirti nella cattiva sorte perché non hai il coraggio di ipotizzare la bella sorte? Vale la pena si accollino dei rischi a loro volta o sarebbero degli incoscienti a farlo? Possono stare dalla tua parte? Oppure è meglio stiano da quella degli altri leader, che hanno percepito i tuoi tentennamenti e si stanno facendo avanti per soffiarti via il ruolo?

“La prima volta che ho letto la tua mail, non sono arrivato nemmeno fino alla fine quando ho risposto “Leader”.
L’ho letta comunque fino in fondo e poi l’ho letta altre dieci volte per vedere se la risposta fosse sempre la stessa o se fosse stata dettata da un impulso. La decisione è sempre la stessa: “Leader“.

La mia vision è sempre stata quella del riscatto. Di andarmi a prendere quello che mi spetta. Perché se devo fare l’eroe e proteggere senza dare un cambiamento culturale alle cose, tanto valeva che continuassi a lavorare […] e proteggere chi stava intorno a me. Su quello ero perfettamente appagato.”

Questo scambio di email ti ha chiarito le idee sulle ambiguità che avevi in te e trasmettevi anche agli altri (ora sì, ti è chiaro perché ti ritrovavi a dover gestire ancora più problemi del necessario!).

Ma è stato durante la sessione di coaching che hai capito davvero quale strategia mettere in atto.

Qualche giorno dopo mi hai scritto:

“Mi sembra di aver avviato una Ferrari!”

Ho sorriso pensando al modo in cui Enzo Biagi definiva Enzo Ferrari:

“Non ho mai avuto una particolare predisposizione per i motori, però Ferrari mi ha costantemente affascinato. L’ho sempre visto come un eroe del West: solitario, scontroso, difficile, ma ricco di umanità.”

Non Supereroe, ma eroe. Di certo un leader che ha ispirato e continua a ispirare. E il cerchio si chiude, mentre la competizione si apre e il podio appare ogni giorno più raggiungibile.

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