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La mentalità vincente sa chiedere aiuto

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La mentalità vincente. Non tutti ce l’hanno, molti ne sono sprovvisti. Qualcuno è stato educato ad averla, per qualcun altro è una conquista.

Rifletto da qualche giorno su questo passaggio tratto da “Uomini, basket e altri pianeti” di Ettore Messina:

“Prima di entrare in campo, il numero 24 mi ha chiesto di segnalargli durante i time-out da dove provenissero i raddoppi: «Perché io in certi momenti vedo solo il canestro e non riesco a leggere bene».

La mentalità vincente va costruita altrimenti resti mediocre

Il “numero 24” in questione è un “certo” Kobe Bryant.

Se ignori chi sia, cito Wikipedia:

“Ha militato per tutta la sua carriera NBA nei Los Angeles Lakers, squadra con cui ha conquistato 5 titoli. Con la Nazionale statunitense ha partecipato ai FIBA Americas Championship 2007 e ai giochi olimpici di Pechino 2008 e di Londra 2012, vincendo la medaglia d’oro in tutte e tre le manifestazioni.
Secondo quanto riportato dalla rivista Forbes, è stato il 10° sportivo più pagato del mondo nel 2014, con un guadagno di 49,5 milioni di dollari.”

Su cosa rifletto io?

Sul fatto che un campione di quel livello, si rivolga all’allenatore partendo dalla consapevolezza che il suo essere focalizzato sull’obiettivo gli fa perdere di vista aspetti che non sono meno rilevanti e, anzi, possono compromettere tutto il lavoro che sta facendo.

Rifletto su quanta umiltà serva per uno del suo calibro per “abbassarsi” ad ammettere un proprio limite e chiedere aiuto.

Rifletto sul fatto che più hai la mentalità vincente, più sei sicuro/a di te. E il fatto stesso di sentirti sicuro/a di te, ti dà la serenità per confrontarti e chiedere opinioni esterne.

La cultura della mentalità non vincente.

Se ti sembra strano ciò che dico, ti capisco. Siamo immersi in una cultura in cui l’opinione diffusa è più del tipo:

“Chiede aiuto/consiglio” = “sembro insicuro/a”

E questa equivalenza porta spesso a forzature del tipo:

“Non chiedo/faccio di testa mia” = “mi dimostro forte”

Ti dimostri, appunto. Ma lo sei veramente?

Ti svelo un segreto: i miei coachee che stanno andando veloci come schegge, quelli che stanno raccogliendo più risultati e soddisfazioni, sono proprio quelli che si confrontano continuamente. Con me e con le persone che hanno un punto di vista in più, un’abilità diversa, un’informazione in più.

Chi sta facendo più fatica, invece, sono quelli che ciclicamente devo andare a cercare, sollecitare, rimproverare perché, anche dentro al contesto del coaching, hanno ancora in testa:

“Non chiedo” = “Ti dimostro di essere capace”

Per inteso: io so che sei capace. Lo so già. Come so che puoi essere ancora più capace. E per essere ancora più capace, devi cambiare il modo in cui vivi i feedback esterni.

La mentalità vincente va costruita.

E ti dirò anche di più: non finisci mai di costruirla. Affini i pensieri di giorno in giorno, azione dopo azione, esperienza dopo esperienza, fallimento dopo fallimento, successo dopo successo.

Perché se non fai così, se pensi di aver già tutto, se credi di sapere già tutto, se ritieni di non aver bisogno degli altri, se chiedi ma poi non ascolti perché la tua mente è impegnata a rassicurare il tuo ego ferito… ecco, in quell’istante ti rovini con le tue mani e butti all’aria tutto il lavoro fatto fino a quel momento.

Se non costruisci la mentalità vincente, non puoi raggiungere l’eccellenza.

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