Home » Far emergere il potenziale » Crescita personale » Compensare: soluzione rapida o abitudine?

Compensare: soluzione rapida o abitudine?

3 min read

“Compensare è davvero la soluzione?”

Durante la scorsa settimana ho dovuto porre questo interrogativo a persone diverse. Erano tutte situazioni di lavoro, ma avrebbero potuto anche essere personali: la sostanza sarebbe rimasta la stessa, lo sai.

Partiamo dalla definizione del termine “compensare”

Questa è tratta dal Devoto Oli:

Compensare: v. tr. 1. Bilanciare istituendo un rapporto di parità o di equilibrio tra eccessi e difetti, tra qualità positive e negative; contemperare: tutto si compensa nel mondo (Foscolo) [Dal lat. compensare ‘pesare insieme’]

Adattiamolo alle situazioni concrete: un progetto avviato, compiti suddivisi fra i membri del team. Poi la notizia di “una serie di sfortunati eventi” che conducono a perdere lungo il percorso qualcuna delle persone che partecipavano. A chi non è mai capitato?

Semplifichiamo il numero dei partecipanti, per pura comodità espositiva:

  • Soggetto A” è colui/colei che prende in carico anche i compiti del “soggetto B”;
  • Soggetto B” è colui/colei che non può occuparsi di ciò che gli/le era stato assegnato. I motivi (personali, negligenza, incompetenza, …) non ci riguardano in questo momento. Prendiamo l’assenza come un dato di fatto a cui far fronte.
Compensare è davvero la soluzione?
Compensare è davvero la soluzione?

Se il “soggetto A” prende l’iniziativa di compensare è quasi sempre perché ha determinate caratteristiche:

  • alto senso della responsabilità verso il progetto/azienda

  • versatilità/flessibilità

  • passione/entusiasmo per l’idea

  • determinazione a portare a termine ciò che è stato deciso

  • spirito d’iniziativa (di cui a volte può ignorare l’esistenza ma che si manifesta nei fatti)

Non necessariamente tutte insieme, ma spesso.

E ora che abbiamo chiarito questi presupposti, torniamo al quesito iniziale:

“Compensare è davvero una soluzione?”

Distinguerei due casi.

Partiamo con il “breve periodo“.

Diciamo che avevi concordato con qualcuno che si sarebbe occupato/a della spesa e all’ultimo minuto ti avvisa che non può più andare per il motivo a, b, c, d… Beh, se non hai nulla in casa e vuoi mangiare, compensare è quasi indispensabile.

Potrebbero esserci anche altri vantaggi derivanti dal fatto che te ne occupi tu in prima persona:

  • Il “progetto” va avanti (non rischi si fermi del tutto)

  • Hai la “certezza del risultato” (sai che cosa puoi fare, come, in che modo)

  • Non devi litigare per convincere l’altra persona

  • Hai l’occasione di una prospettiva diversa, magari fuori dalla tua zona di comfort, che può regalarti spunti creativi nuovi, utili anche nelle attività che ti riguardano.

Nel “lungo periodo” la prospettiva potrebbe essere molto diversa.

Ci sono persone che hanno fatto della compensazione un comportamento slegato da uno specifico progetto/ambiente e lo applicano ogni qualvolta si presenta l’occasione.

E ora mi rivolgerò proprio a loro: i “compensatori seriali”

Se fai parte di questa casistica, prova a riflettere.

Prendendo in carico (e a lungo) anche i compiti degli altri:

  • Si riduce il tempo per te o per altre persone (sai che è limitato e da qualche parte devi togliere per forza di cose). Quali effetti potrebbero esserci se continui così ancora per molto?

  • Aumenta la tua stanchezza/stress. Potrebbero esserci conseguenze in altri ambiti della tua vita? Di che tipo?

  • I due punti precedenti riducono le risorse/energie che potresti mettere in altri progetti. Chi se ne occuperà al posto tuo?

  • Spesso si sostituisce l’altro perché si conoscono le motivazioni della sua assenza e si cerca di aiutarlo. Ma funziona davvero? C’è la possibilità che tu stia involontariamente favorendone la sua deresponsabilizzazione?

Insomma, prima di partire in automatico con: “faccio io!”, almeno fermarsi un attimo a riflettere…

Senza contare che, con qualche considerazione in più, possono venir fuori idee più creative di quel che si era pensato in principio… E quelle sì, sono le soluzioni che fanno la differenza!

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Iscriviti alla newsletter!

Riceverai un nuovo articolo con l’aggiornamento di un percorso.

Torna in alto