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Hai mai pensato a cosa rinunci ogni volta che dici “e vabbè”…?

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Quanti danni fa un vabbè? Ci hai mai pensato?

Posso fartelo notare con lo spunto tratto da una sessione?

Più o meno lo scenario di partenza è:

“Ho fatto questo e non ha funzionato… E vabbè… Aspettavo una proposta… e vabbè… Bisogna sempre arrabbiarsi… e vabbè… L’Italia è un paese fatto così… E vabbè… Vabbè ti hanno mai detto che non si può piacere a tutti, coach?”

Su questa frase non ci ho visto più.

Non perché non sia vera, per carità!

Ma nel suo contesto, non ci sta: una persona con moltissime capacità e un numero ancora maggiore di ambizioni latenti che urlano per essere accettate e soddisfatte.

Come ci si può lamentare di avere sempre gli stessi risultati e, contemporaneamente, banalizzare ogni aspetto del processo di cambiamento?

È una contraddizione che può solo portare delusioni cocenti.

“Tendi a banalizzare molto, lo sai?”

“Sì, me ne rendo conto però vabbè…”

È stato a quel punto che ho iniziato a ripeterlo ogni volta che lo diceva.

“E vabbé…”

“E vabbè…”

Finché ad un certo punto è scoppiata a ridere.

“Lo dico un sacco di volte!”

E fin qui, ok. È una constatazione, né più né meno.

Ma quello che è successo dopo, quello è progresso!

“Ho capito!”

Mi ha detto con il tono entusiasta di una bambina che tiene fra le mani il gioco tanto desiderato

“Ogni volta che dico vabbè è come se mettessi un tappo alla bottiglia per non vedere cosa c’è dentro… Mi illudo di far prima, di risparmiarmi della fatica! Ma poi il tappo esplode e mi arriva dritto in faccia!”

Questa è la scoperta che cambia tutto!

Da questo momento in poi, non sarà più la stessa cosa!

D’ora in poi, “tutto è importante” come direbbe Steve Jobs.

Ogni piccola fatica aggiuntiva nel quotidiano viene ridimensionata perché risparmia dolori più acuti nel futuro e aumenta le possibilità di avvicinarsi all’obiettivo tanto desiderato.

Lo dimostrano i comportamenti successivi alla sessione:

Buongiorno Paola, sai che questa storia del calibrare e del vabbè mi piace proprio!!! Ieri sera ho avuto il coraggio, invece di dire vabbè, di contattare la persona e chiedere perché non ci sentivamo più. Alla fine abbiamo chattato fino a notte fonda. E vabbè un cornooo!!! Io avevo voglia di sentirlo, l’ho contattato, l’ho fatto presente!! Yuppiiii!! E poi lui sai cosa ha detto parlando di un’altra ragazza: “è troppo concentrata su se stessa per vedere chi ha di fronte”. E io ho pensato: “come ero io, ma adesso, da oggi in poi, non succederà mai più!!!!”

Cavoli!

Ma allora è vero che i nostri pensieri guidano le nostre azioni…

E cambiando pensieri, cambiano le nostre azioni…

E cambiando le nostre azioni, cambiano anche i nostri risultati!

La coach non parla a vanvera!

Vogliamo dire che è stato l’entusiasmo del momento? Capita spessissimo, lo so fin troppo bene. La zona di comfort è sempre lì, pronta a riacciuffarvi. Salvo in questi casi, quando la rivelazione è così potente da far scattare quella benedetta decisione che segna un taglio netto con il passato.

E il messaggio di questa mattina ne è la conferma:

“No praticamente con sto vabbè stavo tirando a campare ti rendi conto Paola? Ma adesso si cambia musica!!! Un nervoso! Stavo conducendo uno stile di vita troppo basso! Fanculo il vabbè!”

Non credo ci sia bisogno di fare un elenco di quanti e quali danni fa un vabbè.

Funziona nello stesso modo per tutti, esattamente come lei ha mirabilmente sintetizzato nella metafora che ha scelto di utilizzare così spontaneamente, ma meglio non le sarebbe potuta venire.

Riflettici anche tu.

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