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Anche un mito ha momenti di scoraggiamento

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Anche le persone che sono diventate un mito, un modello di successo, hanno dovuto superare dei momenti di scoraggiamento. Ma spesso ce ne scordiamo o lo ignoriamo proprio.

Li abbiamo visti tagliare mille volte vittoriosi lo stesso traguardo, magari abbiamo ascoltato qualche intervista in cui ci hanno raccontato qual è il loro segreto, abbiamo festeggiato idealmente con loro.

Ma cosa sappiamo di quali difficoltà hanno dovuto superare fra il momento in cui hanno deciso che cosa volevano e il momento in cui l’hanno ottenuto?

Quando cade qualcuno di noi, “comuni mortali”, per uno strano e perverso meccanismo comincia a fare una lista di tutte le volte in cui è andata male. C’è chi parte dal presente e va indietro; c’è chi preferisce cominciare dall’inizio fino ad oggi. Dipende dai gusti personali.

Quella volta che… Poi due anni dopo… E poi ci ho riprovato un anno fa…

Speravo di poter avere un po’ di serenità e invece è arrivata…

L’altro giorno, stavo rispondendo a una mail che viaggiava su questi toni quando ho iniziato a pensare alla disparità delle informazioni che abbiamo rispetto ai “modelli di successo”.

Ho scelto due eccellenze indiscusse con lo scopo di avvicinarli a ogni eroe del quotidiano. Perché a volte serve proprio questo nei momenti di scoraggiamento: un abbraccio mentale, qualcuno che ti ricordi che le cadute fanno parte della vita. Semmai è il modo di rialzarsi che rende qualcuno davvero eccezionale.

Il mito Albert Einstein e l’angoscia da disoccupazione (1901)

Lo scoraggiamento del mito Einstein

“Einstein produceva in gran numero lettere sempre più supplichevoli ai professori di tutta Europa, con richieste di un posto. Allegava il suo articolo sull’effetto capillare, che non sembrava però fare un’impressione particolare; di rado riceveva anche solo la cortesia di una risposta”.

“Cercherò un posto immediatamente, non importa quanto umile sia. I miei obiettivi scientifici e la mia vanità personale non mi impediranno di accettare anche il lavoro più subordinato”.

[tratto da Einstein. La sua vita il suo universo“, Walter Isaacson]

Potrebbe essere il ragionamento di un laureato qualsiasi del giorno d’oggi, non ti sembra?

Sono passati più di 100 anni eppure certe difficoltà sembrano essere le stesse per chi cerca un’occupazione.

Non fu certo l’unica della sua vita. Ci furono i continui contrasti relazionali, la solitudine (a tratti ricercata a tratti vissuta come pesante), gli errori di valutazione in altre teorie quando aveva già ottenuto il Nobel, l’esperienza come profugo in America, i timori sulla bomba atomica, il periodo in cui fu controllato perché accusato di essere comunista.

Il mito Martin Luther King, lo scoraggiamento dopo il primo attentato alla sua famiglia (1956)

Quali difficoltà ha superato il mito Martin Luther King fra la decisione e il successo?

“Fu un periodo assai difficile per me: da un lato dovevo preoccuparmi di conservare l’equilibrio emotivo e psicologico; dall’altro, mi angustiava il pensiero che mia madre stesse in ansia. Ma se mi fossi tirato indietro in quel momento, la mia stessa coscienza non mi avrebbe dato pace: non avrei mai potuto dimenticare che mi era mancato il coraggio morale di schierarmi a favore di una causa fino alla fine. Per comprendere il conflitto in cui mi dibattevo bisognerebbe aver guardato negli occhi le persone amate sapendo di non aver altra scelta che intraprendere un’impresa rischiosa, lasciandole nell’angoscia”.

[Tratto da I have a dream. L’autobiografia del profeta dell’uguaglianza”, Martin Luther King Jr]

Queste stesse parole le potrebbe usare anche chi ha un’azienda da salvare. O una famiglia da tutelare perché minacciata da qualcuno. O impegni finanziari da fronteggiare.

Anche nel caso di M. L. King fu solo la prima delle grosse cadute. Erano ancora gli albori del movimento di Montgomery. Ci furono altri attentati, fu più volte incarcerato, vide morire persone con cui aveva tentato di stringere alleanze (Kennedy e Malcom X, fra gli altri). E sappiamo tutti come è finita anche per lui. Ciononostante, se stiamo ancora qui a ricordarlo, significa che ha lasciato un segno importante.

La mia “teoria” sulle difficoltà ignorate.

Quando i miei coachee incontrano momenti di scoraggiamento, mi rendo conto che, come reazione all’ennesima caduta, stanno facendo due cose:

  • Hanno appena stilato la lista di quelli che considerano dei loro fallimenti personali
  • Si stanno involontariamente confrontando con persone di successo focalizzandosi solo sul risultato positivo ed ignorando il processo che l’ha generato, difficoltà comprese.

Io ho cominciato a leggere le biografie per capire come funziona la mente delle persone eccellenti. Meglio ancora sarebbe poter leggere le autobiografie, ma non sempre è possibile.

Scegli bene come approfondire il pensiero di chi ti può ispirare

Hai già intuito qual è il mio consiglio: scegli qualcuno (il tuo mito) che ti possa ispirare e fai una bella ricerca: interviste, libri, discorsi. L’importante è che sia quella persona a parlarti. Perché quello che ti interessa è il suo pensiero diretto, non quello filtrato o romanzato da qualcun altro.

Per esempio, per scrivere questo post sono andata a riprendere anche un libro su Steve Jobs, ma non c’è nulla che provenga dalla sua “voce”. Sebbene sia un biografia autorizzata, tutto il racconto dei fatti è interpretato dallo scrittore. Insomma, anche Steve avrà avuto dei momenti di scoraggiamento, ma non è dato sapere come li abbia superati.

Invece, nei due libri da cui sono tratte le citazioni che hai appena letto, una vasta raccolta di documenti permette di accedere ai pensieri dei protagonisti che ti raccontano quanta fatica hanno fatto. E mentre lo leggi, tieni presente dove sono arrivati, ma ti rincuori anche.

Perché certi sentimenti fanno parte della natura umana. E sentirselo dire dal tuo mito che ha realizzato il suo sogno è davvero incoraggiante.

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