di Alessandro Accalai (manager, roadrunner, fundraiser 2.0)
Il risultato. Quello finale. Quando l’arbitro ha fischiato. Impietoso.
Quando quel fischio per alcuni è liberazione. Gioia. Vittoria.
Quando quel fischio, in quello stesso istante, per gli altri è la fine. Provoca dolore. Sancisce una sconfitta.
Quello è il risultato. E non importa quanti gol realizza una squadra. Ne occorre sempre uno. Uno più degli avversari. Altrimenti è sconfitta.
Non conta nemmeno il bel gioco. Quello è per il pubblico. Solo per il pubblico.
La verità è che conta solo il risultato. Sempre.
Un manager perde. Spesso o raramente. Ma perde. Impara che si può anche perdere. Lo impara per capire come giocare una nuova partita.
Perchè la vera sconfitta non è l’aver realizzato un gol meno dei tuoi avversari. Quello è semplicemente perdere. La sconfitta è solo quando il manager ha perso anche dentro.
Il manager vincente è quello che perde una partita. Ed è subito pronto per la successiva. Con più entusiasmo di prima.
Si rialza. Guarda lontano. Parla con il vento. Percepisce la direzione.
E non sempre la direzione è scritta. Quella giusta la deve intercettare tra le sue sensazioni.
Il manager è un precario. Di lusso, certo. Ma pur sempre un precario. Un progetto. Una sfida. Una azienda. Un mercato.
Tutto ha un inizio. Tutto ha una fine.
L’inizio è una strada da percorrere. La fine è una strada da costruire.
Perchè non sempre la strada la trova subito. Il manager vincente trova una strada. Oppure ne costruisce una.
Prossima fermata: il futuro.
Manager, roadrunner & fundraiser 2.0. | Penso contromano.
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