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Fare chiarezza sul proprio obiettivo

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«Sì, sì. Avevo deciso di fare chiarezza sul mio obiettivo e l’ho già definito bene.»

La mia risposta di fronte a questa affermazione si limita al semplice:

«Va bene!»

La persona dall’altra parte smette di sentirsi sotto esame e si tranquillizza.

A quel punto, in un clima più rilassato, la sessione conoscitiva comincia a fluire nel modo che desidero: come se non fosse la prima volta, come se ci conoscessimo già e stessimo già lavorando insieme sull’obiettivo.

Questo mi consente di verificare cosa significa quel “fare chiarezza” ed emergono le lacune.

Le “lacune”, sì, perchè quasi tutti fanno ciò che riscontro anche in queste righe:

“È come accendere la luce in questo interno: se l’accendo per un millesimo di secondo vediamo per un millesimo di secondo. Ma non vediamo con precisione. Abbiamo un’idea di quello che c’è all’interno ma non vediamo perfettamente.”

Tratto da “Lezioni di fotografia”, Luigi Ghirri

Lui parla di “definizione” nel suo ambito, ma è poi così diverso dalla “definizione di un obiettivo” professionale o di vita?

Avere acceso la luce per un millesimo di secondo (intuizione? Idea? Soluzione?) può averti fatto capire che vuoi un lavoro nuovo. Ma non ti ha permesso di vedere con precisione di che tipo, come ottenerlo, quanto tempo ti servirà, quali risorse, …

Avere acceso la luce per un millesimo di secondo (intuizione? Idea? Soluzione?) può averti fatto capire che vuoi una persona con cui condividere la tua vita. Ma non ti ha permesso di vedere con precisione come desideri che sia, come vuoi trascorrere la vita insieme, dove incontrarla, perché è così importante che vi troviate, …

Avere acceso la luce per un millesimo di secondo (intuizione? Idea? Soluzione?) può averti fatto capire che non vuoi più l’attuale qualità di vita. Ma non ti ha permesso di vedere con precisione cosa vuoi veramente, quali azioni saranno necessarie, quali difficoltà incontrerai e come prevedi di superarle.

Tenere accesa la luce abbastanza a lungo da fare chiarezza per davvero

Perché non soffermarsi a vedere meglio?

A volte quello che si vede è un buttasù tale che è meglio spegnere subito mentre ci si lancia in buoni propositi sul fare ordine quanto prima. Il che non avverrà mai, proprio perché non ci si è soffermati abbastanza a lungo per capire da cosa cominciare e come proseguire.

Altre volte si vede del vuoto e si spegne, ripromettendosi che si troverà un modo per colmarlo. Anche in quel caso, sarebbe stato importante lasciare la luce accesa per darsi il tempo di immaginarsi cosa si desidera appartenga alla propria vita.

Altre volte ancora si vede qualcosa di freddo o insignificante o senza emozioni e si spegne subito, ripromettendosi di dargli un’anima. Il che non avverrà perché non sono stati osservati abbastanza particolari da capire cosa raffredda tutto, per poi chiedersi cosa potrebbe riscaldare tutto.

Altre volte ancora quello che si vede pare in ordine e si spegne perché il proprio occhio non è allenato a percepire i dettagli. Solo che i dettagli fanno la differenza fra un obiettivo raggiunto e un altro mancato, fra un obiettivo realizzato nei tempi e uno che sfora (talvolta clamorosamente), …

Ma io non ho lasciato acceso solo un millesimo di secondo!

Sì, lo so. Diciamo che ci sono “gradi diversi di definizione dell’immagine”: si va da chi mi contatta proprio perché non riesce a distinguere pressoché nulla, passando per situazioni intermedie, fino ad arrivare ai perfezionisti che hanno già definito al meglio il loro obiettivo e vogliono accertarsi di non aver lasciato niente al caso.

Come procediamo per fare chiarezza?

Quello che facciamo insieme è tenere accesa la luce per un tempo abbastanza lungo che ti consenta di vedere davvero cosa c’è dentro la stanza e cosa manca.

Da parte mia, mi concentro sul farti le domande che ti servono a fare attenzione a cosa non noti (perché i tuoi occhi sono “affetti da abitudine”), trattenendoti dall’impulso di spegnere la luce prima che la qualità dell’immagine sia ottima, finché ti piaccia così tanto ciò che vedi da attivare la motivazione, le capacità, le risorse, la volontà di migliorare necessari a realizzarlo concretamente.

Poi, durante il percorso di coaching, ti aiuterò a non perdere di vista quell’immagine finché quell’obiettivo sarà diventato un pezzo della tua realtà, concreta.

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