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Come stimolare a migliorare anche le persone che hai vicino a te

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Durante le sessioni di coaching vi lamentate spesso di qualcosa che vi pesa molto: non riuscite a stimolare a migliorare le persone che avete intorno.

Loro stanno bene così come sono, vi prendono in giro perché non avete mai pace, prendono le distanze dalle vostre scelte.

Voglio ricordarvi ciò che io ho ben presente:

Lo so, lo so…

So bene che voi, abituati a migliorarvi continuamente, con la mente orientata a progredire, propensi a imparare ogni giorno qualcosa di nuovo vi aspettereste che tutto il mondo vi seguisse sulla “retta via”.

Prendo a prestito le parole di Seneca per spiegarvi perché non è così:

“Bisogna essere nell’intimo completamente diversi dagli altri, ma simili al resto della gente nell’aspetto esteriore. La toga non deve essere sfarzosa, ma nemmeno sordida. Cerchiamo di non avere argento cesellato d’oro massiccio, ma neanche consideriamo segno di frugalità far completamente a meno sia di oro che di argento.

Sforziamoci di vivere meglio della massa, non in maniera contraria: altrimenti mettiamo in fuga e allontaniamo da noi quelli che vorremmo correggere, e per giunta facciamo sì che non ci vogliano imitare in niente, per timore di doverci imitare in tutto.

Dopo la sessione di coaching dell’altra sera ho mandato una mail riassuntiva all’interessata aggiungendo queste parole:

La tua “toga sfarzosa” è tutto il tuo brillare dovuto alle tue competenze (saperti gestire, saper affrontare i problemi di petto, saper essere pragmatica, saper trovare le soluzioni, …)

Tu avevi già capito che la “toga sfarzosa” allontanava gli altri e hai scelto di “non indossarla” (chiuderti) o “nasconderla” (eclissandoti, nascondendoti).

La via per essere “simile nell’aspetto esteriore” non è rinunciare al tuo valore, ma avvicinarti a loro sul “terreno delle difficoltà”. Anche tu hai delle difficoltà, ma tu hai gli strumenti per affrontarle, sei più veloce di loro.

Questa “differenza di velocità nel superare le difficoltà” (che per loro può significare addirittura non superarle mai o evitarle) crea quel farti percepire molto diversa (come in effetti è, ma ti gioca contro in un momento in cui sei stanca di lottare sempre da sola e vuoi addirittura cambiare tutta la cultura in azienda).

Come stimolare a migliorare anche chi non vuole migliorare

Cercherò di essere più chiara anche con te

Facciamo un esempio.

Diciamo che a te piace allenarti e hai un amico che preferisce poltrire. Supponiamo che tu voglia convincerlo ad allenarsi con te perché pensi gli farebbe bene.

Se tu ti alleni sempre, hai la “toga sfarzosa” addosso: il tuo corpo modellato e/o le tue performance sicuramente migliori delle sue.

Magari lui sa pure che fai tante rinunce per quel risultato (questo è il timore a cui accennava Seneca di doverti imitare in tutto e allora sceglie di non imitarti in nulla).

I modelli possono ispirare ma possono anche mettere in luce le proprie insicurezze o evidenziare una distanza che può sembrare incolmabile.

La soluzione non è certo rinunciare a stimolare a migliorare per farti percepire “meno distante”.

E non è neppure forzarlo perché si tradurrebbe per te in un dispendio di energie enorme che non dà quasi mai dei risultati e a volte porta perfino alla rottura dei rapporti.

C’è una via più stimolante

Permettimi di aiutarti a vederla.

Dubito che tu abbia sempre voglia di allenarti. Fai un’operazione fra te e te di auto motivazione. Magari richiami alla mente il tuo obiettivo, o ciò che ti spaventa e vuoi evitare. Oppure, di fronte a un ostacolo, fai delle operazioni di problem solving.

Con il tempo, con la continuità, con la determinazione, hai imparato a fare tutto questo così velocemente che per te può essere necessario solo qualche minuto per passare

da “non ne ho voglia” a “adesso lo faccio!”

oppure

da “non ce la faccio” a “potrei fare così…”.

Quei tuoi pochi minuti, per il tuo amico, possono essere dilatati in giorni, mesi, anni, (mai).

Però, quei pochi minuti che ti servono, sono anche gli stessi che ti rendono ostico capire tutta la sua resistenza e ti fanno scappare la pazienza. Allo stesso tempo, quei giorni, mesi, anni che servono al tuo amico lo fanno sentire distante anni luce da te.

“Mind the gap!”

Se vuoi stimolare a migliorare anche gli altri, devi azzerare quella “distanza percepita”

Accetta le sue difficoltà e fattele raccontare. Le hai avute anche tu o le hai ancora, solo che sei molto veloce nel gestirle e superarle.

Condividi le tue difficoltà finché ti accorgi che nel suo sguardo c’è scritto:

“Davvero? Non l’avrei mai detto!”

Insisti finché ti chiede:

“E come le superi?”

Ora hai campo libero per stimolare a migliorare chi non vuole migliorare.

Anche perché non è quasi mai vero che non vuole davvero…

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