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Sopraffatti o ispirati da un modello di successo?

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«Solo ora ho capito che posso essere stata un modello di successo abbastanza ingombrante (faccio di tutto, ci sono sempre, rispondo a tutti) e loro non stanno al mio passo. E mi dispiace vederli così demotivati, così arrendevoli, così sfiduciati in partenza…»

ispirati o sopraffatti da un modello di successo

Sì, può essere.

La mia coachee, durante la sessione, è arrivata a una consapevolezza importante.

Infattibile“, “insuperabile“, “invincibile. Il prefisso “in-” priva la parola della propria capacità d’azione.

Dice Claudio Belotti in “Imparare a gestire un team vincente”:

“Se la sfida è stimolante, reagiamo lottando, se è troppo difficile, fuggiamo. Gli obiettivi e lo scopo devono darci forza, ma non essere impossibili. Le persone danno il meglio quando credono a quel che fanno, e il loro obiettivo non è banale. Nessuno si emoziona a fare qualcosa di troppo facile e nessuno s’impegna nelle missioni che considera impossibili”

Un “modello” è:

L’oggetto o il termine atto a fornire un conveniente schema di punti di riferimento ai fini della riproduzione o dell’imitazione, talvolta dell’emulazione.

Quando il “modello” è una persona, i punti presi a riferimento sono spesso i suoi “risultati”.

Ma tanto maggiori (in quantità e qualità) sono i “successi” che ha ottenuto, tanto più può sembrare difficile se non impossibile fare altrettanto o meglio.

[Su questo modo di ragionare c’è un inghippo bello grosso, ma ti spiego dopo qual è…]

Dalla parte del modello di successo illuminato

«Cosa succede quando ti trattieni dall’arrivare dappertutto? Cosa succede quando smetti di compensare le carenze degli altri?»

«Che si attivano gli altri.»

«Esatto. Quello che hai capito è che “fermandoti” (facendo di meno) diventi un modello più “fattibile” e perciò “raggiungibile”… Ma questo non basta. È un buon inizio che serve a cambiare la percezione dell’altra persona ma non è sufficiente. E quindi tu, non solo rallenti il passo ma…?»

«Incoraggio mentre aiuto a cercare soluzioni…»

«Esatto! Diventi “fattibile” e allo stesso tempo “sostieni”, “incoraggi”, “aiuti a trovare soluzioni”Tu rallenti il passo, dici le parole giuste e loro imparano ad accelerare e ti raggiungono. Poi tornerai ad accelerare, affinché imparino di nuovo qualcosa… E senza accorgersene, avranno realizzato tanto quanto te, se non addirittura di più…»

Questo è essere grandi “modelli”. Ma grandi davvero. Grandissimi.

Dalla parte dell’allievo che vuole superare il modello di successo

Scrive Tobias Van Schneider nel suo post “The secret is the beginning“:

“We humans love to celebrate success stories. We get inspired by great companies, successful people and big achievements. Those are the things that make big headlines and motivate us to push harder everyday. While these stories are motivating and inspiring, they are also intimidating.”

Tradotto è:

“Noi umani adoriamo le storie di successo. Ci lasciamo ispirare dalle grandi compagnie, dalle persone di successo, dai grandi obiettivi. Tutte queste cose definiscono le linee guida e ci motivano a spingere di più ogni giorno. Mentre queste storie sono motivanti e stimolanti, intimidiscono anche.”

Mi sembra “affascinante” il suggerimento della madre dell’autore di quel post:

Tobias, always remember — Everyone sits down when taking a shit, just like you. Your teachers, your mentors, and even the president.” — My Mother

“Tobias, ricorda sempre – chiunque quando fa la cacca si siede, proprio come te. I tuoi maestri, i tuoi mentori e anche il presidente.”

Rende, no?

Sono molto utili gli esempi che porta per far capire che tutti gli inizi sono stati umili.

[Si è capito che vorrei che leggessi tutto quel post?]

Il succo è: per quanto possano intimidirti le prodezze degli altri, non si sono costruite dall’oggi al domani e la loro strada è stata costellata di mille difficoltà, esattamente come la tua. Solo che non lo sai, non te lo dicono o non vogliono fartelo sapere perché il loro mito verrebbe molto ridimensionato.

Se hai letto tutto, possiamo tornare all’inghippo a cui accennavo poco sopra.

Di un modello non bisognerebbe prendere come punti riferimento i suoi risultati, perché nessuno sa davvero come ha fatto a realizzarli. Pensa di saperlo, ma è perché unisce i puntini ingannato dalla fallacia narrativa.

Qualche giorno fa un’altra mia coachee mi ha detto:

“Sì, ma quella era la generazione cresciuta in un periodo in cui tutti facevano i soldi.”

Humm. Interessante. Per approfondire la tematica che non è affatto irrilevante, merita una lettura questo post: “La generazione perduta“.

Le conquiste di quel modello di successo a cui ti ispiri venivano da particolari capacità o da un contesto spazio/temporale diverso? 

Ci sono alcune indagini sociologiche che potrebbero risponderci.

Di certo, siamo stupidi quando ci lasciamo intimidire dai successi ignorando il processo e il contesto in cui si è realizzato. Allo stesso tempo, non possiamo usare quelle differenze come pretesto per “non fare”.

Perciò dico sempre che bisogna prendere come punti di riferimento le convinzioni del modello (quelle che vorresti avere e non hai) e i suoi valori (quelli che pensi ti servano sul tuo cammino e ancora non ti appartengono).

Le convinzioni e i valori funzionano a prescindere dal contesto.

Se, per esempio, il tuo modello di successo aveva la convinzione “posso farcela” e tu non ce l’hai… ecco, quella convinzione è il punto di riferimento che devi adottare.

Quella è la risorsa che ti permetterà di affrontare qualsiasi terreno e (sorpresa!) combinata con altri tuoi valori e convinzioni può farti raggiungere molto di più (in termini di quantità e qualità della vita).

Se il tuo modello è una persona con cui puoi parlare, chiedi:

“Cosa pensavi mentre realizzavi quei risultati?

Perché era importante realizzarli?

Come sapevi che li avresti realizzati?

Come ti motivavi nei momenti di sconforto?”

Se è una persona che non c’è più o è troppo lontana da te, documentati. Cerca biografie (solo scritte di suo pugno), interviste, film… qualsiasi strumento ti aiuti a entrare nella mentalità che conduce al successo.

I risultati, poi, saranno una conseguenza del fatto che farai di tutto per applicare quel modo di pensare e farai feedback ogni singola volta che non ottieni ciò che vorresti.

Personalmente, trovo meraviglioso che ci siano “modelli” consapevoli del loro ruolo di “guida” e che vogliano migliorarsi: tendono una mano alle nuove generazioni affinché possano crescere e dare il meglio di sé.

Lo è altrettanto il fatto che ci siano persone che vogliono lasciarsi ispirare e apprendere attraverso l’esperienza e la saggezza di chi ha già fatto molta strada. Del resto, come diceva Bernardo di Chartres:

“Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.”

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