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Correre dietro ai sogni richiede allenamento

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“Ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogni” dice lo scrittore Stefano Benni.

Mi ricorda quella canzone famosa di Luca Carboni, te la ricordi?

“Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita!”

Luca Carboni, “Ci vuole un fisico bestiale”

E tu ce l’hai il fisico per correre dietro ai sogni?

Correre dietro ai sogni richiede allenamento, impegno, tenacia, dedizione.
Photo by Sam Butcher on Unsplash

Ci sogni che ti danno un distacco enorme fin dalla partenza e tu mica ce l’hai (ancora) tutto quel fisico che ti servirebbe per raggiungerli…

Dove per “fisico“, mi pare ovvio, s’intende quel meccanismo armonioso in cui corpo e mente si supportano a vicenda per tutto il percorso; sistema che può includere anche delle limitazioni e non per questo impedire di acciuffare il proprio sogno.

Alcuni dei tuoi sogni sono delle schegge come Usain Bolt con l’aggravante che hanno pure la resilienza di un maratoneta…

I sogni non sono obiettivi, ma i sogni aiutano a definire gli obiettivi.

Senza una visione (anche esagerata, se vuoi!) nessuno avrebbe stimoli probabilmente nemmeno per arrivare a sera… Tirerebbe a campare.

O, come ho scritto in “A te, con affetto“:

Non vorrai mica diventare così, no?

No.

Però, d’altra parte, tanto più un sogno è ambizioso, tanto più può lasciare sopraffatti.

Esattamente come chi mette le scarpe da running per la prima volta, si immagina di poter fare 10 km in scioltezza solo perché ha visto che molti ci riescono e poi si ritrova ad arrancare dopo 200 metri constatando quanto sia fuori forma e quanto sia stato assurdo anche solo pensarlo.

Qui ha due strade:

  • rinunciare al sogno
  • farsi venire il fisico.

Se sei per la prima opzione, puoi smettere di leggere.

Se sei a favore della seconda, allora dobbiamo capire come fartelo venire.

Per prima cosa dobbiamo prendere le misure a quel sogno…

Prova ad immaginarlo come fosse un atleta con cui sei in competizione e che ti sta precedendo…

  • Quanto dista da te, ora, in termini di spazio e tempo?
  • A quale velocità si muove?
  • Quali risorse ha a disposizione?
  • Quali convinzioni ha? Cosa lo spinge a proseguire?

Eh sì. Ora che hai dato dei parametri a una sensazione, ti ritrovi in quella fase in cui ti rendi conto che il tuo sogno non ti è affatto amico. Non ti aspetterà se non sarai tu ad accelerare. Se vuoi, è anche un po’ stronzo (passami il termine, ti prego. Non è elegante, ma rende). Come dico spesso, è dagli stronzi che si impara. E, in effetti, per poterlo raggiungere devi cambiare qualcosa, devi migliorare qualcosa, devi aggiungere qualcosa. (Vedi che, in fondo, gli stronzi hanno una loro funzione utile?)

Perciò possiamo sgambettare al passo successivo.

Prendere le misure a te per vedere quanto sei capace di correre dietro ai sogni.

  • Quali convinzioni ti fanno avanzare (o ti fermano)?
  • A quale velocità stai andando?
  • Quali capacità sono il tuo punto di forza? Quali devi migliorare e/o integrare?
  • Cosa ti spinge a insistere o a desistere dal correre dietro ai sogni?
  • Quali risorse hai? Come le stai ottimizzando? Quali ti mancano? Quali hai e stai sottoutilizzando? A quali devi rinunciare?

A questo punto, il confronto fra te e l’altro (il tuo sogno) è più “digeribile” (se vuoi, potremmo dire che comincia ad avere una parvenza di “fattibilità”).

Cosa ti ha permesso di cambiare la tua percezione?

Semplice. Non stai più guardando i suoi risultati (la lontananza del sogno) ma stai osservando le abilità necessarie per eguagliarlo.

Perché se ti limiti a fissare i risultati dell’altro (chi ha già realizzato un sogno come il tuo) dimentichi che probabilmente è partito esattamente come te, arrancando a sua volta. Ha dovuto mettere in atto un “processo” per diventare chi voleva essere.

Non è “un’azione e mollo perché mi sembra un fallimento.

Non è “due azioni e non controllo come sto andando”.

E non è neppure “pianifico, programmo, pianifico e non faccio mai nulla di concreto”.

No. È un processo efficace, fatto di azioni intervallate da feedback continui. 

Fai 1 km e ti accorgi che la colazione ti è rimasta tutta sullo stomaco. Forse non ne sai abbastanza e devi informarti. Cerchi, metti in pratica, torni a correre, controlli e sì… In effetti va meglio, è una prassi da tenere.

Alzi la posta in gioco. Fai 2 km e ti accorgi che ti fa male un ginocchio. Forse stai trascurando lo stretching. Integri le tue conoscenze, chiedi ai professionisti, metti in pratica, torni a correre, … Indovina? Va di nuovo meglio.

Per quanto possa sembrare abissale la distanza fra te e il tuo sogno, è fatta di tappe che possono essere colmate con una domanda semplice per quanto efficace:

“Come posso…?”

Per esempio… Come posso accelerare?

Oppure… Come posso resistere?

Ancora… Come posso…

Ecc… Ci siamo capiti!

Tutto questo per dire che ha ragione Stefano Benni…

Ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogni

Non è da tutti. È per chi ha il coraggio, prima di tutto, di rischiare di cadere lungo la strada, sbucciarsi le ginocchia, sacrificare il sonno, rinunciare ad altre scelte.

Perché, in cuor suo, sa che il sogno vale tutto questo e molto di più.


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