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La conquista della felicità

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Guardare la teoria e desiderare la conquista della felicità.

Guardare la propria realtà e dover ammettere che manca. Poi, scendere nel dettaglio, ad osservare tutti i vuoti da colmare.

Ci sono momenti in cui la consapevolezza si mostra in tutta la sua lucidità.

E tanto più ci si sente lontani dal riempire quei vuoti, più sembra impossibile riuscirci.

La finta rinuncia

La conquista della felicità

Le persone che dicono che ci hanno rinunciato, hanno smesso davvero di cercarla?

Se l’avessero fatto veramente, non si sentirebbero frustrate, non avvertirebbero nessuna differenza fra lo stato in cui sono e quello che desiderano.

Piuttosto, ciò che viene fatto molto spesso, è adattarsi alzando i propri standard negativi.

Ci si abitua ai pessimi risultati, all’infelicità, alla solitudine, alla mancanza di affetto, alle sconfitte, ad essere tristi.

Poi c’è anche uno step ulteriore: dopo l’abitudine si diventa capaci di replicare il negativo.

L’altro giorno ho letto su un social:

“sono bravissimo a rovinare tutto”

Già. È facile. Basta ripetere i fattori fondamentali.

Come per fare un soufflé. Ingredienti e procedura. Che cosa cambia?

In fondo, a ben vedere, nulla! In pratica, senza accorgersene, si impara a crearsi una vita infelice. Sarebbe ora di disimparare, non credi?

Il soufflé della felicità

“Nello studio delle capacità e abilità, è d’uso accettare la distinzione fra know-how (la tacita conoscenza di come eseguire qualcosa) e know-that (la conoscenza discorsiva dell’insieme reale di procedimenti implicati nell’esecuzione).

Così, molti di noi sanno andare in bicicletta, senza avere però la conoscenza discorsiva di come si metta in atto tale comportamento. Di contro, molti di noi hanno una conoscenza discorsiva di come si fa un soufflé senza però saper portare concretamente a buon fine questo compito.”

Tratto da: “Formae mentis”, Howard Gardner

Ci vedo solo io un nesso con l’argomento di questo post o lo vedi anche tu?

Sappiamo che cosa ci rende felici, possiamo parlarne per ore, cercare immagini che la rappresentino, scriverne.

Poi, sul “come” ci inceppiamo. Il soufflé della felicità non riesce a tutti.

A ognuno le proprie istruzioni per la conquista della felicità

Dunque parliamo di un processo che ci conduce a ciò che desideriamo. Una sequenza di azioni, realizzate in funzione di certe capacità e messe in atto sulla spinta di determinate convinzioni.

Tutto questo fa sì che la mia idea di felicità non sia la tua idea di felicità. Magari le assomiglia, ma non è mai identica.

Di certo, bisogna passare dal “know-that” al “know-how“, che in buona sostanza vuol dire imparare a conoscere che cosa ci conduce all’obiettivo, cosa ci allontana, come amplificare ciò che funziona esattamente come vogliamo, correggere ciò che porta risultati che non ci piacciono.

Ecco. La conquista della tua felicità passa attraverso un patrimonio di conoscenza che ignori.

Non si tratta di qualcosa che “non è” alla tua portata, ma di qualcosa che “non è ancora” alla tua portata. Lo sarà quando avrai messo a posto tutte le azioni del processo che ti porta esattamente là.

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